Decreto Rilancio, lo scontro nel governo fa slittare gli aiuti alle imprese

Le opposizioni criticano il mancato coinvolgimento nella stesura del decreto. E il consiglio dei ministri continua a slittare. Ma l’allarme, sull’economia, è sempre più alto

Slittamento dopo slittamento, il decreto aprile – una manovra dalla portata gigantesca: 55 miliardi di nuovo indebitamento per affrontare la crisi economica scaturita dall’emergenza Coronavirus – è diventato il decreto maggio. Poi – chissà, forse per scollegarlo da qualsiasi riferimento temporale – ha cambiato nuovamente nome diventando il “decreto Rilancio“.


Il punto è che la quadra sembra essere lontana, ancora. In una maggioranza divisa e contesa tra i due “antipodi”, Italia Viva da un lato, che alza di volta in volta la posta e prova a dettare temi e tempi, e il Movimento 5 Stelle dall’altro. In mezzo, oltre al Pd e soprattutto al premier Giuseppe Conte che dovrebbe trovare la sintesi, provvedimenti e risposte di cui il paese ha bisogno: cassa integrazione, bonus, ma anche aiuti alle imprese in un’economia profondamente segnata dal lockdown e da una ripartenza che pone condizioni logistiche difficili e costose.


ANSA/FILIPPO ATTILI UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI | Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Palazzo Chigi durante l’incontro con le parti sociali, Roma, 5 maggio 2020.

L’allarme dell’economia

«Riavviare l’economia è fondamentale nella seconda parte del 2020 e 2021», avverte d’altro canto il direttore generale di Bankitalia Daniele Franco. Secondo l’ufficio Studi Confcommercio sono 270mila le imprese del commercio e dei servizi che rischiano di non riaprire se le condizioni economiche non dovessero migliorare rapidamente, con una riapertura piena a ottobre.

Secondo il Cerved, tra i principali soggetti che forniscono informazioni di carattere economico finanziario sulle imprese, durante il 2020 andranno in fumo tra i 348 e i 475 miliardi di fatturato e tra i 161 e i 196 miliardi nel 2021 rispetto alle tendenze previste prima della pandemia. Insomma: lo scenario è più che a tinte fosche. E il tessuto produttivo italiano ha bisogno di risposte.

Di slittamento in slittamento

Sta di fatto che il decreto – di cui pure circolano bozze su bozze – non sembra ancora aver trovato la sua versione definitiva. E l’ennesimo Cdm, previsto per ieri, rischia di slittare ancora a domani.

È dal pomeriggio dell’11 maggio che si susseguono riunioni propedeutiche alla rifinitura del testo. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte era apparentemente riuscito a ricompattare la maggioranza: rientrato anche lo strappo della ministra (renziana) dell’Agricoltura Teresa Bellanova che aveva minacciato le dimissioni nel caso in cui non si fossero regolarizzati i lavoratori senza permesso di soggiorno. Ma poi è il Movimento 5 Stelle a far saltare l’accordo faticosamente raggiunto nella notte sulla regolarizzazione dei migranti e dei braccianti agricoli, colf e badanti anche italiani e su cui inizialmente aveva dato il via libera. Sullo scoglio della possibile sanatoria penale per i datori di lavoro che regolarizzino chi è in nero e della durata di sei mesi dei permessi di soggiorno temporanei che i migranti possono chiedere per cercare lavoro in Italia.

Gli aiuti alle imprese in bilico

Sono molti i punti ancora aperti su questo decreto omnibus su imprese, sport, sanità, famiglia e lavoro, 480 pagine che non riescono a vedere la luce. I fondi per il turismo, non ultimo il tema delle regolarizzazioni. Il testo del decreto è corposo e stravolgerà il bilancio statale dei prossimi anni. Le bozze che circolano da ieri superano le 430 pagine e contengono 258 articoli che vanno dal sostegno a famiglie e imprese alla creazione di una newco per il salvataggio di Alitalia. Mentre le opposizioni protestano per non essere state coinvolte nella stesura del decreto, possibile grazie a uno scostamento di bilancio monstre, il governo cerca di chiudere in serata la partita, con l’ipotesi di ricorrere alla formula del “salvo intese”.

Governo al lavoro su stop Irap

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri al lavoro, in un’immagine tratta dal suo profilo twitter, 10 aprile 2020.

L’esecutivo – lo aveva anticipato ieri il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri – è al lavoro sulla scadenza Irap di giugno: si starebbe ragionando sullo stop al pagamento di saldo e acconto per le imprese tra 5 e 250 milioni di ricavi che abbiano registrato perdite a causa dell’emergenza. Su quest’ultimo requisito la discussione nel governo sarebbe però ancora aperta, per quanto ieri Gualtieri desse lo scoglio come superato Si starebbe anche tentando di estendere la norma alle piccole imprese fino a 5 milioni. Sul tavolo ci sarebbero coperture per circa 2 miliardi, a valere sui 10 miliardi già previsti per le imprese.

In una nuova bozza, l’ennesima, del decretoRilancio si prevede che non siano tenuti al versamento del saldo dell’IRAP dovuta per il 2019 né della prima rata, pari al 40 per cento, dell’acconto dell’IRAP dovuta per il 2020 le imprese tra 5 e 250 milioni di ricavi (escluse le pubbliche e gli intermediari finanziari) che abbiano perso almeno due terzi di fatturato nel confronto tra aprile 2019 e aprile 2020.

Stop alla prima rata dell’Imu su alberghi e pensioni e fondi per l’affitto

In una bozza aggiornata del decreto si prevede poi lo stop alla prima rata dell’Imu su alberghi e pensioni, a condizione che i proprietari siano anche i gestori delle attività. La norma prevede l’abolizione della prima rata dell’imposta anche per gli stabilimenti balneari, marittimi, lacuali e fluviali.

E sul piatto vengono messi anche sltri 180 milioni per aiutare chi vive in affitto. Aumentano così le risorse a disposizione del Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione.

258 articoli da approvare

La bozza del decreto Rilancio

Agevolazioni e sconti fiscali alle imprese

Sono molti gli articoli dedicati alle agevolazioni per le imprese, per un totale che supera i 4 miliardi di euro. Si va dal credito d’imposta al 60% per le locazioni a uso non abitativo a un alleggerimento delle bollette per l’elettricità. Il governo autorizzerebbe anche contributi a fondo perduto per le Pmi fino a 5 milioni di euro di ricavi. Il ristoro, da chiedere all’Agenzia delle entrate, spetterebbe se nel mese di aprile 2020 si sono registrati guadagni inferiori di due terzi rispetto ad aprile 2019. Il contributo si calcola sulla differenza tra questi due mesi in base a tre fasce: 25% per chi ha fatturato fino a 100mila euro, 20% tra 100mila e 400mila euro, 15% fino a 5 milioni.

Regolarizzazioni per 500mila immigrati

È, si diceva, e resta una delle contrapposizioni più forti al governo da parte di Italia Viva. La ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova è arrivata a paventare le sue dimissioni se il provvedimento non fosse stato approvato. Pare si sia arrivati all’intesa per la regolarizzazione di 500mila immigrati che lavorano in nero nei campi, come badanti o colf. La trattativa con i 5 stelle, in principio contrari alla norma, sembrava avviata a buon fine: il Movimento ha ottenuto che i permessi temporanei, di sei mesi, siano subordinati a un controllo dell’Ispettorato del lavoro.

Nel pomeriggio dell’11 maggio, però, i 5 stelle hanno diramato una nota che fa vacillare l’accordo: «Rimaniamo fortemente contrari a qualunque intervento che si configuri come una regolarizzazione indiscriminata. Confermiamo il nostro principio di partenza: il permesso di soggiorno deve essere legato ad un contratto di lavoro, non viceversa». Il sottosegretario agli Interni, Carlo Sibilia, ha rincarato la dose: «È impensabile avallare un accordo che preveda un condono penale – per chi sfrutta il lavoro irregolare nei campi – sarebbe una strada che non aiuta le imprese e una mancanza di rispetto per le forze dell’ordine che stanno perseguendo questi reati penali».

Niente Iva sui dispositivi di protezione individuale e premio per gli operatori sanitari

Secondo le bozze circolate, per tutto il 2020 dovrebbe essere azzerata l’Iva su mascherine, guanti, disinfettanti e tutte le categorie di prodotti che rientrano nei dispositivi di protezione individuali anti Covid-19. Misura che varrebbe anche per i ventilatori polmonari, necessari per la terapia intensiva, e tutti quegli strumenti necessari ai medici per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Nel 2021, invece, questi prodotti continuerebbero a essere venduti con un’Iva agevolata al 5%. Previsto inoltre per i dipendenti della sanità un premio di massimo 1.000 euro.

Aiuti alle famiglie e bonus di 500 euro per le vacanze

Tra i vari articoli del decreto che prevedono sostegni alle famiglie, la misura più importante è quella del reddito di emergenza. Sarà corrisposto in due tranche, la prima da 400 euro e la seconda da 800, «ai nuclei familiari in condizioni di necessità economica in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da Covid-19». Il limite di Isee entro il quale si può accedere al sostegno è di 15mila euro, con un patrimonio inferiore ai 10mila euro. Il governo avrebbe pensato anche a un bonus di massimo 500 euro, utilizzabile dal primo luglio al 31 dicembre 2020, per un viaggio di un componente del nucleo familiare.

Lavoro, imprese e Alitalia

Pioggia di denaro per il mondo del lavoro: 30 miliardi di euro da stanziare, di cui 4,3 saranno destinati alla sanità in senso stretto e 25,6 al sostegno del lavoro. Metà del pacchetto sarà dedicata al rifinanziamento della cassa integrazione e dell’indennità mensile di disoccupazione Naspi. Previsto anche un tesoretto di 50 miliardi per la capitalizzazione per le imprese, di cui 3 sembrano destinati al ministero dell’Economia per l’acquisizione di Alitalia attraverso una Newco: sembra l’unica strada percorribile per mantenere in vita la compagnia di bandiera.

Aiuti sui salari e bonus per ripartire in sicurezza

Il decreto rilancio includerebbe una sovvenzione per aiutare le aziende nel pagamento dei salari. Al fine di evitare i licenziamenti, per la durata massima di 12 mesi, le società che hanno ridotto la propria attività a causa della pandemia possono richiedere un contributo mensile pari all’80% del salario lordo da corrispondere al dipendente. Ancora, previsto un credito d’imposta dell’80%, fino a un tetto di 80mila euro, per aiutare le aziende a sostenere gli investimenti necessari alla riapertura in sicurezza. Ad esempio, «interventi edilizi per il rifacimento spogliatoi, mense, realizzazione di spazi medici, ingressi e spazi comuni – o per l’acquisto di – tecnologie per l’attività lavorativa e apparecchiature per il controllo della temperatura dei dipendenti».

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