Omicidio Sacchi, domani il processo (rinviato per il Coronavirus). Il papà: «Voglio giustizia, darei tutto per rivedere mio figlio»

Comincia il processo per i 5 imputati. «Anastasiya? Il suo comportamento freddo e distaccato è la prima prova di colpevolezza. Se avesse la coscienza a posto piangerebbe con me», ha detto il papà di Luca

Domani, lunedì 18 maggio, comincerà davanti alla prima Corte d’Assise di Roma il processo per l’omicidio di Luca Sacchi, il personal trainer di 24 anni ucciso nella notte tra il 23 e il 24 ottobre scorso con un colpo di pistola alla testa davanti al John Cabot pub di Roma. Il processo, inizialmente previsto per marzo, era stato rinviato a causa dell’emergenza sanitaria del Coronavirus. Lo scorso gennaio il Gip, accogliendo la richiesta della Procura di Roma, aveva disposto il giudizio immediato per sei persone, tra le quali Anastasiya, la fidanzata della vittima. Ammesso al rito abbreviato Giovanni Princi, ex compagno di classe di Luca Sacchi, accusato di violazione della legge sulla droga e ora ai domiciliari. Domani, quindi, Princi non sarà dietro le sbarre: il suo processo comincerà il 28 maggio.


«Anastasiya? Il suo comportamento è prova di colpevolezza»

«Noi, dopo tante bugie e parole non dette, vorremmo che ci dicessero finalmente come è andata» spiega papà Alfonso al Messaggero. Chiede «giustizia» e si dice deluso dal comportamento di Anastasiya che «si è allontanata da noi, sparendo dopo la morte di Luca»: «Il suo comportamento freddo e distaccato è la prima prova di colpevolezza. Se aveva la coscienza a posto, a quest’ora stava qui, a piangere accanto a me». «Per noi lei è stata come una figlia – ha aggiunto – speravamo ci telefonasse, ci citofonasse anche di notte, di nascosto dai suoi avvocati o dai suoi familiari». E, invece, niente. Un silenzio assordante. «Darei tutto, il ristorante, la mia casa, la mia macchina, tutto quello che ho per rivedere mio figlio anche solo un istante davanti. Luca deve avere giustizia», ha concluso il papà di Luca Sacchi.


Giovanni Princi con gli emissari dei pusher poco prima del delitto: gli spari e la fuga

Gli imputati

Al processo (probabilmente collegati in videoconferenza) ci saranno Valerio Del Grosso, ritenuto l’autore materiale dell’aggressione, Paolo Pirino, l’amico che lo accompagnò munito di mazza da baseball, Marcello De Propris, che avrebbe consegnato l’arma del delitto, il padre di quest’ultimo, Armando, detentore della pistola, e ovviamente Anastasiya, accusata di violazione della legge sugli stupefacenti per il tentativo di acquisto di 15 kg di droga. La fidanzata di Sacchi al momento è sottoposta all’obbligo di firma tre volte alla settimana e nel processo, oltre a essere imputata, è anche parte civile per la rapina subita. «Se Anastasiya dice di essere vittima che racconti tutto e dica la verità. Non si è mai visto che una vittima si avvalga della facoltà di non rispondere o faccia un racconto inverosimile, come ha fatto in sede di interrogatorio quando aveva detto di non sapere di avere 70mila euro nello zaino» spiegano gli avvocati Armida Decina e Paolo Salice, legali della famiglia di Luca Sacchi all’Adnkronos.

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L’omicidio è «premeditato»

A Del Grosso, Pirino e De Propris (in carcere) la Procura contesta anche l’aggravante della premeditazione. A incastrarli un’intercettazione in cui Del Grosso dice a Marcello De Propris: «Sto con un amico bello fulminato! Ma se vengo a prendere quella cosa e glieli levo tutti e settanta?». L’intento sembrerebbe essere chiarissimo: sottrarre a Luca Sacchi tutti il denaro che sarebbe servito per acquistare la droga. 15 kg di sostanza stupefacente per 70mila euro.

L’audio della telefonata di Del Grosso per chiedere la pistola: «Glieli levo tutti e 70»

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