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Coronavirus. Per Gallera bisogna trovare due persone per infettarsi: un’eccessiva semplificazione dei dati

23 Maggio 2020 - 21:33 David Puente
No! Assolutamente no! Gallera spiega male l'indice di contagio diffondendo una falsa informazione

Giulio Gallera, assessore alla sanità e il welfare per la regione Lombardia, durante la conferenza stampa della Regione Lombardia del 22 maggio 2020 si è lasciato sfuggire una spiegazione sull’indice di contagio Covid-19 eccessivamente semplificata disinformando i cittadini: «0,51 che cosa vuol dire? Che per infettare me bisogna trovare due persone nello stesso momento infette perché è a 0,50». Non contento, rincara: «Questo vuol dire che non è così semplice trovare due persone infette nello stesso momento per infettare me». In questo articolo trovate il video contestato e quello con il quale l’assessore risponde alle accuse.

Il video

Ecco il video della conferenza stampa:

Il valore R0 è un dato statistico

Dell’indice di contagio R0 (oggi RT, nota a fine capitolo) abbiamo parlato anche in merito all’articolo sull’Umbria e all’indice in Germania di qualche settimana fa, ed è spiegato nel sito dell’Istituto Superiore di Sanità:

In altre parole se l’R0 di una malattia infettiva è circa 2, significa che in media un singolo malato infetterà due persone. Quanto maggiore è il valore di R0 e tanto più elevato è il rischio di diffusione dell’epidemia. Se invece il valore di R0 fosse inferiore ad 1 ciò significa che l’epidemia può essere contenuta.

Leggiamo bene: «in media». Appunto! Ricordiamo che l’indice di contagio R0 è un dato statistico e non funziona come dichiarato dall’assessore lombardo. Stiamo attenti per favore!

Nota: si parlava fin dagli inizi del dato R0, ossia la potenziale trasmissibilità della malattia, poi si è passati a parlare di dato Rt. Come mai? Perché mentre il primo si usava nella fase iniziale della diffusione, con il secondo si parla della potenziale trasmissibilità una volta applicate le misure di contenimento.

La spiegazione di Gallera sulla «spiegazione semplificata»

Gallera, in un video pubblicato su Facebook, risponde alle critiche:

MAMMA MIA CHE TRISTEZZA siamo circondati da personaggi in cerca di un riflettore che polemizzano sul niente – Rt e Ro sono concetti scientifici che ho spiegato in modo comprensibile ai lombardi !!! Dopo che tutti i lombardi hanno capito la malafede e la strumentalita’ delle vostre azioni politiche, delle vostre raccolte di firme, delle vostre mobilitazioni e dei vostri articoli vi siete ridotti a questo CI SAREBBE DA RIDERE SE NON FOSSE TUTTO PARTE DI UNA SQUALLIDA MESSINSCENA

Nel video cita una spiegazione riportata dall’Università di Padova, come fonte per giustificare la sua spiegazione semplificata. Ne riporto le parti interessate:

L’indice di contagio Rt è uno degli indicatori cui ci si riferisce di frequente in questo periodo per definire il progressivo allentamento delle misure di restrizione adottate dal nostro Paese negli ultimi mesi. Per cercare di capire a cosa esso si riferisca, serve però introdurre anche il valore R0 di cui pure si sente spesso parlare.

Ma andiamo con ordine. R0 è un parametro utile a valutare l’andamento di un’epidemia provocata da una malattia infettiva, nella sua fase iniziale in assenza di interventi. Rappresenta il cosiddetto “numero di riproduzione di base” cioè il numero medio di infezioni secondarie causate da ciascun individuo infetto in una popolazione che non sia mai venuta in contatto con un determinato patogeno

Si parla un parametro e di «numero medio», a ricordare appunto che si tratta di un dato puramente statistico. Proseguiamo, perché Gallera cita l’esempio riportato dall’Università di Padova:

Facciamo qualche esempio: nel caso in cui R0 sia pari a 1 significa che un singolo malato potrà infettare una persona, se invece è uguale a 2 ne contagerà due e così via.

[…]

Se invece R0 fosse uguale a 0,5, lo stesso gruppo di 100 individui ne contagerebbe 50, questi a loro volta 25 e così di seguito.

Come dicevo prima, è una «semplificazione eccessiva». Poco dopo gli esempi, però, l’Università di Padova spiega ancora:

Si stima che in Lombardia, ad esempio, prima dell’introduzione delle misure restrittive il tasso di contagiosità sia arrivato a 4. Si tratta, tuttavia, di dati che difficilmente possono essere raccolti direttamente, ma che si ottengono piuttosto sulla base di stime utili a costruire modelli matematici più o meno validi. Spesso R0 viene calcolato a posteriori in modo empirico. Spiega Salmaso: “Sapendo la data di insorgenza dei sintomi, il tempo di incubazione e l’intervallo di tempo tra la comparsa dei sintomi nel caso primario e la comparsa dei sintomi nei casi secondari (detto tempo seriale) è possibile ricostruire le diverse generazioni di casi e stimare l’indice di riproduzione”.

Si parla di stime e di matematica, non a caso. L’indice in questione è un dato puramente statistico (repetita iuvant) e l’Università di Padova non a caso aveva parlato, prima e dopo degli esempi, di «numero medio» e «stima». Ricordiamo, però, l’esempio eccessivo dell’assessore e soprattutto della seconda frase che non viene riportata affatto dall’Università di Padova perché illogica:

Che per infettare me bisogna trovare due persone nello stesso momento infette […]

Questo vuol dire che non è così semplice trovare due persone infette nello stesso momento per infettare me.

Nel video risposta Gallera si lascia sfuggire ancora un’altra «eccessiva semplificazione» dopo aver letto gli esempi:

Il contagio si sta diffondendo in maniera molto più lenta esattamente per questo, perché le potenzialità di ogni singolo soggetto di infettarne un altro sono ridotte. L’R è a 0.5, quindi come vedete i concetti scientifici sono corretti. Il modo di semplificarli e di esporli in maniera chiara è quello per far capire a tutti che gli sforzi che abbiamo compiuto hanno portato a rallentare la diffusione del contagio, oggi è più difficile contagiarsi perché un gruppo di 100 individui ne infetta 50, un gruppo di 10 individui ne infetta 5, un gruppo di due individui ne infetta uno.

Gallera afferma che questo è un «concetto» che lui ha «semplificato» affinché tutti potessero comprendere, ma il problema in questa «eccessiva semplificazione» è che doveva specificare che si tratta di un dato puramente statistico (repetita iuvant) e non della reale capacità di una singola persona infetta di contagiare un’altra facendo pure l’esempio «non è così semplice trovare due persone infette nello stesso momento per infettare me».

I limiti del dato e le altre variabili

Il dato R0 ha dei limiti. Vengono descritti in un articolo del 21 aprile dall’epidemiologa ed esperta di statistica medica, Stefania Salmaso:

Ma va conosciuto, anche nei suoi limiti: ad esempio, è difficile calcolarlo senza avere la data d’insorgenza dei sintomi, e non tutti hanno le stesse probabilità di contagio. Ciò fa sì che allo stato attuale non sembri sufficiente a descrivere l’intensità di contagio a livello nazionale, mentre è invece urgente sapere quando si sono ammalati e come si contagiati i nuovi casi registrati ogni giorno.

L’epidemiologa spiega che il dato stimato è comunque importante perché fornisce un’informazione sintetica, ma spiega anche come andrebbe spiegato:

In effetti l’indice di riproduzione R0 è importante, perché fornisce l’informazione sintetica di quanti casi secondari vengono generati, per trasmissione interpersonale, da un caso primario in una popolazione completamente suscettibile. Ne consegue che una epidemia si instaura quando per ogni caso primario si generano più casi secondari e da ognuno di questi vengono generati altri casi. All’opposto, se ogni singolo caso non ne contagia nessun altro, la circolazione dell’infezione è destinata ad estinguersi. Intuitivamente è apprezzabile che il valore è direttamente proporzionale al numero di contatti per giorno del caso primario (più persone incontra, più persone si infettano), alla durata della sua fase di contagiosità (più a lungo rimane contagioso, più è alto il numero delle persone che contagia), alla probabilità di trasmissione dell’infezione per singolo contatto. Tutte queste quantità sono difficili da osservare direttamente e in genere ci si basa su stime, sotto diverse assunzioni, che vengono utilizzate per costruire modelli matematici a loro volta più o meno rispondenti al vero a seconda appunto della bontà delle assunzioni.

Insomma, quando parlatedi R0 specificatelo che è un dato statistico! Bisogna fare molta attenzione perché le «eccessive semplificazioni» sono il pane dei disinformatori che potrebbero sfruttarle in malo modo per sostenere che ora il virus sia meno contagioso.

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