Gilet arancioni, in piazza in tutta Italia (senza mascherine) per chiedere le dimissioni del governo e il ritorno alla lira

Dicono di non essere né di sinistra, né di destra ma semplicemente contro l’euro e contro il governo Conte e chiedono di tornare alle urne a ottobre. Oggi si sono dati appuntamento in piazza in trenta città italiane

Li avevamo conosciuti a inizio 2019 quando chiedevano aiuti per gli olivicoltori pugliesi colpiti dall’epidemia di Xylella. Oggi, in piena epidemia da Coronavirus, quel gilet è tornato a essere il simbolo di un’altra protesta. Le richieste, questa volta, esulano dal mondo agricolo: i manifestanti invocano le dimissioni del Governo, la formazione di un governo nazionale e il ritorno alla lira.


Sono i “gilet arancioni” guidati dall’ex generale dei carabinieri Antonio Pappalardo, e sono scesi in piazza in diverse città italiane – da Milano a Catania – per chiedere di poter tornare alle urne a ottobre.


Le manifestazioni

«Dovete ascoltare il popolo», chiede a gran voce Pappalardo da Piazza Duomo con sulle spalle una giacca arancione. Attorno a lui una massa di manifestanti (dovrebbero essere circa duecento in tutto). Niente distanza di sicurezza, poche le mascherine sui volti dei manifestanti (nonostante sia obbligatoria in Lombardia), molta invece la rabbia nei confronti del Governo.

Anche a Roma sono stati avvistati alcuni gilet arancioni tra i gruppi – prevalentemente riconducibili all’estrema destra – che oggi hanno manifestato, lamentando i ritardi negli aiuti predisposti da parte del Governo per far ripartire il paese nella Fase 2. Stessa scena, anche se in numeri più contenuti, a Firenze dove decine di manifestanti si sono radunati, muniti di pettorina arancione, per dar voce alla loro insoddisfazione.

A Bologna i gilet arancioni si sono dati appuntamento via social anche in piazza Maggiore dove avrebbe preso la parola anche “l’esorcista” Davide Fabbri. A Genova un centinaio di manifestanti si sono invece riuniti a piazza De Ferrari. Le richieste del movimento, che si definisce né di destra né di sinistra, sono sempre le stesse: addio all’euro, cambio di governo, e abbasso la “dittatura sanitaria” di Conte.

Chi è Antonio Pappalardo

Cosa dire invece del loro carismatico ed eclettico leader? L’ex generale di brigata (in congedo del 2006) non è nuovo alla politica che unisce – come si evince dal logo del movimento che contiene una chiave di violino – al suo amore per la composizione. Iscritto al Partito socialista democratico italiano è stato deputato all’inizio degli anni ’90, quando è arrivato a ricoprire la carica di sottosegretario al ministero delle Finanze nel governo di Carlo Azeglio Ciampi.

Dopo aver lasciato l’arma nel 2006, Pappalardo diventa presidente del SUPU (Sindacato Unitario dei Pensionati in Uniforme). Nel 2019 fonda il Movimento dei Gilet Arancioni (ispirato all’iconografia dei Gilet gialli francesi), anno in cui si candida alla presidenza della regione Umbria, proponendo la creazione di una “lira umbra”. Raccoglierà soltanto l’0,1% del voto.

Il comunicato dei gilet arancioni in difesa degli olivicoltori

«Gli agricoltori che manifestarono a Bari (7 gennaio 2019) e Roma (14 febbraio 2019) nulla c’entrano col movimento dei gilet arancioni che ha manifestato oggi nelle piazze italiane».

«Gli agricoltori, nel 2019, deposero le bandiere delle proprie organizzazioni (Cia, Confagricoltura, Legacoop, Copagri, Agci, confcooperative, etc.) per unirsi sotto un unico simbolo, il gilet arancione, e manifestare per ottenere risorse ed attenzione delle istituzioni per l’olivicoltura vittima di gelate e xylella».

«Grazie a quelle manifestazioni libere e civili, il governo Conte intervenne con il decreto legge emergenze agricole per indennizzare gli olivicoltori e le aziende colpite dai numerosi problemi che affliggono il settore».

Foto di copertina: Twitter

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