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Dopo Twitter, anche Snapchat non ci sta. Trump verrà nascosto dall’app: «Non veicoleremo messaggi di violenza»

03 Giugno 2020 - 21:11 Redazione
La scorsa settimana era toccato a Twitter. In più di un'occasione aveva oscurato i post del presidente Usa

Una nuova alzata di capo da parte di un altro colosso dell’intrattenimento social: questa volta è il turno di Snapchat che ha stabilito che da ora in poi non promuoverà più l’account del presidente USA. Dopo le proteste della scorsa settimana di Twitter che ha oscurato alcuni post di Donald Trump – perché «incitano alla violenza» -, e che ha riservato lo stesso trattamento a un paio di “cinguettii” inviati tramite l’account ufficiale della Casa Bianca, l’applicazione nata nel 2011 ha deciso di ricorrere a queste “misure disciplinari”, ritenendo che i commenti pubblici sul sito potrebbero incitare alla violenza. Nessuna censura all’orizzonte, ma The Donald non sarà più sponsorizzato nella home page della piattaforma. Non risponde all’appello, invece, Facebook che in nome della libertà di pensiero e d’espressione ha deciso che non censurerà Trump in alcun modo.

Donald J. Trump
EPA/Stefani Reynolds / POOL

«Non amplificheremo le voci che incitano alla violenza e all’ingiustizia razziale dando loro una promozione gratuita su Discover», ha detto Rachel Racusen, portavoce di Snap, tracciando una netta linea di demarcazione tra la comunicazione portata avanti da Trump e le politiche all’interno di Snapchat. Dopo i commenti del presidente, Evan Spiegel, amministratore delegato dell’app, ha inviato un lungo messaggio ai suoi dipendenti. «Con le nostre azioni chiariremo che non vi è alcuna area grigia in termini di razzismo, violenza e ingiustizia», ​​ha dichiarato al New York Times. «Semplicemente non possiamo promuovere account in America che siano collegati a persone che incitano alla violenza razziale, sia che lo facciano dentro o fuori dalla nostra piattaforma». La società non rimuoverà comunque l’account.

La decisione si è concretizzata in seguito alla vicenda che ha coinvolto George Floyd, l’afroamericano soffocato dall’agente di polizia Derek Chauvin alla presenza di altri tre colleghi. Dopo un fermo durato alcuni minuti, e dopo che l’agente lo ha soffocato inginocchiandosi di peso sul collo e sulla spalla di Floyd, quest’ultimo è rimasto ucciso, come certifica la seconda autopsia indipendente richiesta dalla famiglia.

Giovedì scorso Trump ha firmato un ordine esecutivo per eludere le protezioni legali cui fanno affidamento le società di Internet così che non risultino responsabili dei contenuti pubblicati sui loro siti.

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