Roma, ordine di sgombero per Casapound: i leader sono accusati di occupazione abusiva e istigazione all’odio razziale

Tra gli indagati i capi più in vista: Andrea Antonini, Gianluca Iannone e Simone Di Stefano

Il movimento di estrema destra CasaPound dovrà liberare lo stabile occupato in via Napoleone III, nel quartiere Esquilino a Roma. Ieri sull’argomento c’era stato un piccolo giallo, con l’Adnkronos che dava la notizia per certa e la Repubblica che parlava di smentite dalla prefettura e dal ministero dell’Economia.


Questa mattina, 4 giugno, è invece arrivata la conferma: dopo un’indagine della Digos, la Procura ha chiesto ed ottenuto dal Gip il sequestro preventivo.


La procura di Roma indaga per associazione a delinquere finalizzata all’istigazione all’odio razziale e occupazione abusiva di immobile. Al registro degli indagati sono stati iscritti, tra gli altri, i leader del movimento neofascista Gianluca Iannone, Andrea Antonini e Simone Di Stefano.

La sindaca Virginia Raggi ha commentato su Twitter la notizia già ieri sera: «Finalmente qualcosa si muove sullo sgombero del palazzo occupato abusivamente da Casapound in centro a Roma. Ripristiniamo la legalità». Ad agosto scorso la sindaca della Capitale aveva già disposto la rimozione della scritta dalla facciata del palazzo.

«Ho appena saputo che è stato ordinato lo sgombero a Casapound», ha scritto anche Laura Castelli, sottosegretaria al ministero dell’Economia ed esponente del Movimento 5 Stelle come Raggi. «Ci lavoriamo da tanto, finalmente si ristabilisce la legalità».

Nei giorni scorsi la sindaca aveva inviato due lettere al ministro della Difesa Lorenzo Guerini e a quello dell’Economia Roberto Gualtieri, chiedendo lo sgombero di due occupazioni abusive di Casapound Italia. Oltre a quella storica, Raggi chiedeva la liberazione di un complesso edilizio di Ostia, in via delle Baleniere, gestita da un’associazione spalleggiata da Casapound.

A dicembre dello scorso anno, poi, la Corte dei conti aveva citato in giudizio per un danno erariale da 4,5 milioni di euro i funzionari che non avevano mai preso provvedimenti per fare in modo che fosse saldato l’affitto del palazzo occupato dall’organizzazione.

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