Forza nuova e ultras al Circo Massimo «contro il governo»: lancio di bombe carta e tensioni. Quattordici fermi e due arresti – Video

Bottiglie di vetro e altri oggetti contro giornalisti e forze dell’ordine in tenuta anti sommossa. La tensione è salita dopo che uno dei manifestanti ha rilasciato dichiarazioni ai cronisti

Con quattordici fermati e due arrestati si è conclusa la manifestazione promossa da Forza Nuova e gruppi ultras al Circo Massimo di Roma. Durante il momento dedicato agli interventi un manifestante dal palco ha urlato: «Andatevene tutti». «Ministri, dove eravate, dove siete stati in questi mesi? Siamo venuti qui per fare questa domanda. Abbiamo visto la politica non dare risposte al popolo e andare andare avanti e indietro da Bruxelles con il cappello in mano».


«Se avessimo avuto una opposizione con le palle, tante manifestazioni non ci sarebbero state», ha poi aggiunto l’arringatore della piazza che se l’è presa anche con chi governa il Paese: «Ministri, dove eravate, dove siete stati in questi mesi? Siamo venuti qui per fare questa domanda. Abbiamo visto la politica non dare risposte al popolo e andare avanti e indietro da Bruxelles con il cappello in mano». Il sit-in, autorizzato fino alle 18.30, è terminato prima del previsto.


Le tensioni

Lancio di bombe carta, slogan contro il governo, cariche della polizia. La manifestazione dell’estrema destra al Circo Massimo a Roma si apre con tafferugli e tensioni con le forze dell’ordine che sono arrivate sul posto anche con mezzi idranti per disperdere la folla. Presi di mira i giornalisti contro i quali sono stati lanciati bottiglie, oggetti vari e fumogeni. Alcuni operatori sono stati colpiti in volto. La tensione è salita dopo che uno dei manifestanti ha rilasciato alcune dichiarazioni ai cronisti presenti per seguire la manifestazione di ultras e Forza Nuova organizzata contro le scelte del governo in fase di lockdown, legate all’emergenza Coronavirus.

Inno nazionale e saluti romani da parte di Forza Nuova e dei “Ragazzi d’Italia” che sventolano bandiere tricolore e accendono fumogeni colorati. Sul posto anche Roberto Fiore, fondatore del movimento europeo Terza posizione e leader di Forza Nuova. I disordini sono durati diversi minuti poi i partecipanti hanno indietreggiato per andare a occupare l’interno del Circo Massimo.

Giorgio, arrivato con alcuni amici da Cesena, non ha affatto gradito il comportamento dei manifestanti coinvolti negli scontri con la polizia. «Volevo fosse una cosa pacifica, un momento per mostrare il dissenso, senza tensioni. Così hanno rovinato tutto». Come lui, in molti si sono allontanati dalla manifestazione, occupando i lati opposti del catino più antico di Roma.

Neanche a dirlo, le misure di sicurezza per il contenimento del Coronavirus sono state dimenticate. In pochi indossano la mascherina, nessuno rispetta il distanziamento sociale di un metro. Dal fondo di via dei Cerchi parte il coro: «libertà, libertà!», mentre i tricolori sventolano nell’aria.

La manifestazione

Una manifestazione insolita e blindatissima (e con pochissime manifestanti donne). Nessuno schema, nessun punto di ritrovo. E nessun passamontagna, come invece avevano fatto presagire alcune foto circolate sui social. Come tanti piccoli soldatini, le frange dell’estrema destra della tifoseria italiana si sono date appuntamento al Circo Massimo oggi, 6 giugno, a Roma. Arrivano da ogni angolo del circondato: chi si dá appuntamento in via dei Cerchi, seduto sui muretti. Chi in via del Circo Massimo. Una divisione sale da via della Bocca della verità. In tutto sono circa mille. I giornalisti, non graditi dai manifestanti, sono relegati in un’area posteriore del circo, dietro le transenne.

Nessun coordinamento interno, nemmeno nell’abbigliamento. I più moderati indossano una maglietta bianca d’ordinanza, «perché non vogliamo ci identifichino in nessun modo, specie politicamente. Non abbiamo colore, oggi». Total black per le ali più estremiste.
Nel centro della piazza un palco da chi risuona la Cavalcata delle Valchirie. Poi Thunderstruck degli Ac/DC; Shipping up to Boston e The Conquest of Paradise. Suona l’Inno di Mameli mentre i manifestanti si caricano bevendo birra.

Intanto, 1500 uomini delle forze dell’ordine schierati dalla Questura preparano le camionette, montando le griglie di sicurezza sui finestrini delle camionette.

L’attesa

Le voci giravano ormai da tempo. Sabato scorso, durante la manifestazione dei gilet arancioni, era il secondo argomento più gettonato tra i presenti in piazza del Popolo. L’ala più vicina all’estrema destra della tifoseria organizzata voleva occupare il Circo Massimo, oggi, sabato 6 giugno, per chiedere le dimissioni del governo Conte.

Elezioni immediate, diminuzione degli stipendi di senatori e parlamentari, annullamento dei vitalizi, chiarimenti concreti sulla mala gestione a livello nazionale dell’emergenza sanitaria da Coronavirus. Poi investimento in sanità, istruzione pubblica e infrastrutture. Sono questi i punti del manifesto programmatico che rimbalza nelle chat di Whatsapp.

Storcono il naso quando si accenna al mondo delle tifoserie storiche: «Non abbiamo connotazioni di alcun genere, siamo italiani», dice negando un po’ se stesso Giuliano Castellino, leader di Forza Nuova e attivissimo in curva Sud: «Sono le nostre idee a parlare per noi». In questa manifestazione non porterà le bandiere dell’organizzazione neofascista.

L’idea che serpeggia da più di un mese è che saranno proprio i tifosi a trainare la protesta: «Non è così, se vuoi ti faccio vedere il volantino e il comunicato». E perché avete cambiato volto nel giro di un mese, addirittura ricorrendo a un nome nuovo? «Perché non è come raccontate voi, non siamo qui per far casino. Vogliamo solo un’Italia diversa».

Sulla rete ora si fanno chiamare “I Ragazzi d’Italia”. Hanno una pagina Facebook: “Dalle curve alle piazze”. Dentro, scorrono una dopo l’altra le frasi: «Arriviamo, merde!, «È finita la ricreazione!», «È ora di farli piangere veramente, basta con questa farsa». «Scegli il passamontagna, non indossare la mascherina», lascia intendere una delle foto pubblicate.

Quella pagina però è solo «una cassa di risonanza», come specificano. «È vero la classe politica che ci governa dovrà pagarla, ma nessuno sconto alle forze dell’Ordine che hanno dimostrato che non sono con il popolo ma con chi gli paga lo stipendio. Statene pure certi che fra poco le piazze diventeranno il vostro incubo!», dicono in un messaggio scritto il 16 maggio. Tra le indicazioni, quella di non mostrare nessun vessillo politico o di appartenenza calcistica.

E se vi dicono che non riapriranno gli stadi, che farete, metterete a ferro e fuoco le città? Attimo di silenzio. «Che devo dire, con tutto il rispetto per la Roma, io ho bisogno di uno stipendio», dice Castellino. Per il 20 giugno è prevista la riapertura degli stadi, in occasione della coppa Italia, e lo spettacolo riprenderà rigorosamente a “porte chiuse”. Il tema degli spalti pieni è uno dei nodi ancora da sciogliere.

I partecipanti

La chiamata alla piazza è arrivata dagli ultras del Brescia della Brigata Leonessa. Già un mese fa dopo il primo comunicato, la partecipazione, ancora virtuale, è cresciuta esponenzialmente di giorno in giorno. Si sono uniti al coro gli ultras della Lazio – i famosi Irriducibili. Poi quelli del Verona. Hanno aderito gli ultras della Roma, del Venezia, parte della curva nord dell’Inter – Lealtà Azione.

I ragazzi del Veneto Fronte Skinhead. Tra loro, anche esponenti di gruppi neofascisti, come Forza Nuova e CasaPound, anche se quest’ultima si è sfilata da possibili partecipazioni, dichiarando che dietro la manifestazione non c’è alcuna “regia” dell’estrema destra. «Anche perché comunque quello dello stadio è un mondo parecchio a sé», spiega uno dei militanti.

Immagine sulla pagina Fb “Dalle curve alle piazze”
Immagine sulla pagina Fb “Dalle curve alle piazze”

Le prime defezioni

La protesta non ha attirato solo consensi, anzi. Nel mondo degli Irriducibili alcuni parlano di «iniziativa fumosa, dai contorni incerti». Tant’è vero che c’è già chi ha deciso di tirare i remi in barca, e non si presenterà. «Questa manifestazione sta contribuendo solo a creare fratture interne», dice un giovane laziale, «pur condividendo i motivi della protesta non ne appoggio i metodi», riferendosi ai disordini che potrebbero crearsi. Un altro trova la cosa troppo politicizzata, «non in stile con il mondo ultras».

Intanto, a fine maggio è arrivata anche la defezione della tifoseria dell’Atalanta. «Non saremo a Roma, non è una cosa che accettiamo. Siamo stati involontariamente coinvolti in una cosa che onestamente non ci appartiene e non ci interessa», ha detto Claudio Galimberti, il capo ultras della squadra bergamasca. Stessa cosa per quelli del Napoli.

Le Forze dell’Ordine

La Questura non ha ancora deciso quali e quante forze schiererà per la giornata – decisione che spetterà al capo di gabinetto. I “manifestanti” si sono presentati annunciando numeri grossi: la forbice è ampia, va dalle 2 mila alle 5 mila unità.

«Se prima non eravamo sicuri neanche del fatto che avrebbero fatto richiesta dei normali permessi, stamattina sono venuti qui. Dicono che arriveranno da tutta Italia, ma che non sono solo tifosi, c’è gente che ha solo voglia di manifestare contro il Governo. Sarà certamente una piazza bollente, non aspettiamoci nulla di tranquillo».

Ma gli ultras dicono di non volere problemi – e qui il dubbio nasce spontaneo, guardando la serie di manifesti, comunicati, e immagini che circolano sui telefoni cellulari e sulla rete.

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