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Nyt, si dimette l’editor nella bufera dopo l’articolo sull’intervento militare nelle proteste

07 Giugno 2020 - 23:24 Angela Gennaro
Non è la sola testa a "saltare": Jim Dao, il vicedirettore editoriale della pagina che sovrintende gli editoriali, si sta dimettendo dalla sua posizione alla direzione, per tornare a lavorare in redazione

James Bennet, direttore della pagina editoriale del New York Times dal 2016, si è dimesso “con effetto immediato” dopo le polemiche dei giorni scorsi su un Op-Ed (opinione, editoriale) pubblicato tra le pagine del giornale a firma del senatore dell’Arkansas Tom Cotton, conosciuto per le sue convinzioni vicine a quelle del presidente americano Donald Trump. Un commento che chiedeva l’uso della forza militare contro i manifestanti scesi in piazza in tutta America con il movimento Black Lives Matter.

Non è la sola testa a “saltare”: James Dao, il vicedirettore editoriale della pagina che sovrintende gli editoriali, si sta dimettendo dalla sua posizione alla direzione, per tornare a lavorare in redazione. A capo della pagina editoriale fino alle elezioni di novembre subentra Katie Kingsbury, già vicedirettrice.

«La scorsa settimana abbiamo assistito a una significativa interruzione dei nostri processi di editing, non la prima vissuta negli ultimi anni», spiega l’editore del New York Times, Arthur Ochs Sulzberger, in una nota al personale pubblicata sul sito. «James ed io abbiamo concordato che ci sarebbe voluto un nuovo team per guidare il dipartimento attraverso un periodo di cambiamenti considerevoli».

Le polemiche

Il pezzo del senatore Cotton – dal titolo «Mandate le truppe» («Send in the troops») – sosteneva il bisogno di una repressione militare delle proteste nate nel paese – e ancora in corso, pacificamente – dopo la morte del 46esse afroamericano George Floyd per un fermo di polizia. Alla pubblicazione del commento, il quotidiano, punto di riferimento progressista, era stato letteralmente sommerso dalle proteste – di lettori ma anche dei giornalisti stessi della redazione – che lo avevano costretto a un dietrofront.

Il New York Times aveva spiegato che l’opinione di Cotton era appunto tale e non rispecchiava quella del giornale, aggiungendo anzi che dirsi a favore di un intervento militare contro i manifestanti poteva essere visto come un atteggiamento che «incita all’odio». «Pubblicare un contenuto del genere mette in pericolo i dipendenti neri del New York Times», avevano detto i giornalisti: in 800 avevano mandato una lettera di protesta.

Bennet aveva risposto con le ragioni che lo avevano spinto a pubblicare l’intervento del senatore dell’Arkansas. «La sezione delle opinioni nasce per dare ai lettori dei contro-argomenti», spiegava. «Capiamo che molti lettori trovino dolorosa e pericolosa la tesi del senatore. Ecco perché è utile sottoporla al dibattito pubblico». Una giustificazione che non è bastata.

In copertina EPA/Justin Lane | Il New York Times a New York, Usa, 8 dicembre 2008.

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