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L’ultimo giorno di scuola tra scioperi e flash mob. La rabbia degli insegnanti: «Il governo scarica su di noi la responsabilità»

Sciopero generale e presidi nelle varie città. Gli insegnanti manifestano in protesta contro il governo dopo i tentativi falliti di mediazione

Va avanti lo sciopero indetto dai sindacati FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e FGU GILDA Unams nell’ultimo giorno di scuola (a distanza). Sono già cominciate le manifestazioni e i flash mob previsti in tutto il paese, dalla Lombardia alla Sicilia, per lamentare la mancanza di investimenti adeguati – sia in termine di infrastrutture che di personale scolastico (e non solo) – necessari per far ripartire la scuola in sicurezza a settembre.

Le conciliazioni fallite

Il tentativo di conciliazione avvenuto il 29 maggio a seguito della proclamazione dello stato di agitazione, si è concluso con un nulla di fatto. Nessun impegno «concreto» da parte dell’amministrazione, secondo i sindacati. È polemica sui fondi messi a disposizione della scuola da parte della ministra dell’Istruzione – 4 miliardi rivendica Azzolina, ma nel decreto Rilancio sono previsti 1,3 miliardi – ma anche sulla stabilizzazione dei precari. Il mancato accordo (la procedura è stata poi approvata nel Dl Scuola, ma non prevede la stabilizzazione già da settembre per i 32mila precari) è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso

Altrettanto inutile è stato il summit con Giuseppe Conte avvenuto il 4 giugno. «Il Governo on sottovaluti la protesta forte e legittima del mondo della scuola», scrive su Twitter Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl. «Apra un confronto serio con i sindacati per garantire la riapertura in sicurezza, rafforzando le assunzione ed investendo più risorse».

«Il miliardo e quattrocento milioni di euro stanziati nel decreto rilancio», dichiara a Open il segretario nazionale FLC Cigl Francesco Sinopoli, «non sono sufficienti». «Noi abbiamo fatto una richiesta – almeno 3 miliardi di euro – basandoci sul documento del Comitato tecnico scientifico. Io vorrei sapere quanto costerà il plexiglas», aggiunge. «Questa deve essere un’occasione per ridurre il numero degli alunni per classe, per fare degli investimenti massicci nella scuola. Adesso il Governo dovrebbe mettersi in testa che non possiamo aspettare tra un anno, quando avremo speriamo le risorse del “Recovery Fund”, ma dobbiamo fare un investimento ora perché tutti vogliamo essere a scuola in presenza a settembre».

I cortei

Per illustrare quanto sia difficile applicare le norme di sicurezza in un ambito scolastico, a Torino gli insegnanti hanno creato un “recinto” per simulare l’ingresso a scuola di 50 ragazzi con le regole sul distanziamento sociale. Conclusione? Non basta mezza piazza Castello. «Il decreto non dice nulla, non assegna risorse e scarica sui dirigenti scolastici e sulle scuole la responsabilità di organizzare la ripresa delle lezioni. Non ci sono assunzioni», spiega Teresa Olivieri, segretaria della Cisl Scuola Torino. Bandiere e manifestazioni anche ad Ancona – dove gli insegnanti hanno improvvisato una “classe” all’aperto, in mezzo alla strada. Protesta con gli ombrelli a Milano, ai piedi dell’Arco della Pace e flash mob anche in altre città, come Trapani e Bari.

Foto di copertina: Twitter

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