Di Battista contro le statue abbattute: «Allora buttiamo giù tutto: così non rimarrà nulla»

L’ex deputato definisce il “politicamente corretto” «l’arma principale in mano al regime di oggi»

La furia iconoclasta dell’ultima settimana non risparmia neppure il giudizio di Alessandro Di Battista che in un lungo messaggio sul suo account Facebook se le prende con chi, appoggiando le proteste per la morte dell’afroamericano George Floyd, ha pensato di imbrattare, abbattere, demolire e danneggiare statue di idoli e personaggi storici perché ritenuti “razzisti”. Ieri è stato i turno di Matteo Salvini che ha fatto alcune considerazioni in un breve sketch su Tiktok. «Ma sì, buttiamo giù tutto. La statua di Montanelli e poi il Foro italico», scrive Dibba. «Nelle piscine del ventennio bambini e ragazzi nuotano ancora oggi ma che sarà mai, troveranno di meglio. Demoliamo, mattone dopo mattone, come fosse la Bastiglia, il Palazzo di giustizia di Milano. Vedrete che anche qualche tangentaro scenderà in piazza per festeggiare la distruzione di quell’edificio fascista e manettaro progettato da Piacentini».


È un attacco senza esclusione di colpi, quello dell’ex deputato pentastellato: «Ma non fermiamoci qui. Dell’arco di Tito cosa ne vogliamo fare? E’ un capolavoro sì, ma è pur sempre il monumento che ricorda la distruzione del Tempio di Gerusalemme. È chiaramente un’opera antisemita. Demoliamo!». Il riferimento passa poi al Colosseo dove vennero trucidati migliaia di cristiani. «Via tutto, rispetto per la libertà di culto!E’ un’onda inarrestabile che non può fermarsi. Anche Garibaldi avrà i suoi scheletri nell’armadio. Siamo sicuri che a Teano non venne convinto a fermarsi con qualche sacco pieno di denaro? Infame! Via le statue, via le piazze […]».


La riflessione

«Di questo passo gran parte dell’Italia verrà smantellata», spiega Di Battista prendendo a esempio le installazioni dell’epoca fascista, le opere costruite in età monarchica. Tutto il patrimonio risalente all’Impero romano. «La furia conformista colpirà chiunque […]. Nel frattempo le galere si saranno svuotate di criminali veri. Dei corrotti, d’altro canto, non fregherà niente a nessuno. Una società impegnata a vivisezionare le dichiarazioni dei morti piuttosto che indagare gli atti dei politici vivi è una garanzia per i ladri».

Poi la chiusa e quel richiamo al “politicamente corretto”, «l’arma principale in mano al regime di oggi, quel totalitarismo liberista che ogni qual volta esce una notizia che ci distrae dalle diseguaglianze sociali stappa bottiglie di champagne dopo aver osservato un minuto di silenzio per chi si ammazza perché ha perso il lavoro».

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