Emilio Fede arrestato a Napoli per evasione dai domiciliari: «Assurdo, sono murato in albergo»

Il giornalista non aveva il permesso di lasciare la sua abitazione milanese: deve ancora scontare quattro anni di servizi sociali

Alla vigilia dell’89esimo compleanno, Emilio Fede ha ricevuto una brutta sorpresa mentre era a cena in un locale di via Partenope, a Napoli. Sei carabinieri in borghese sono entrati nel ristorante e hanno arrestato il giornalista per evasione dagli arresti domiciliari. Gli uomini delle forze dell’ordine hanno invitato Fede a rientrare immediatamente in albergo. L’ex volto del Tg4 non poteva essere a Napoli in quanto, dopo aver scontato sette mesi di arresto, doveva completare la pena con quattro anni di servizi sociali, non spostandosi dalla sua abitazione milanese.


«Assurdo, sono murato in una camera d’albergo»

L’arresto è avvenuto alle 20.30 del 22 giugno. «Sono terrorizzato – ha detto Fede al Corriere – Ancora non riesco a capire come ad un individuo possa succedere quanto accaduto a me. Sono in questa camera d’albergo chiuso senza poter uscire o affacciarmi alla finestra». Il giornalista ha dichiarato di aver avvisato i carabinieri di Segrate per il suo spostamento a Napoli. Emilio Fede, però, non avrebbe aspettato l’autorizzazione del giudice del tribunale di sorveglianza prima della partenza. Così, il pm Gloria Sanseverino gli ha contestato il reato di evasione «nonostante io abbia finito di scontare gli arresti domiciliari», ha ribattuto il giornalista. «Mentre cenavo – ha raccontato l’ex direttore del Tg4 – si sono avvicinati sei carabinieri in borghese che mi hanno invitato a seguirli e devo dire che solo la loro gentilezza ha evitato il peggio. Poi sono stato interrogato nella hall dell’hotel dove alloggiavo per ore e ore. Sono ancora annichilito».


La condanna nel caso Ruby

Emilio Fede è stato condannato in via definitiva l’11 aprile 2019 per favoreggiamento alla prostituzione nel caso Ruby. Data l’età e le condizioni di salute, i giudici del tribunale di sorveglianza di Milano avevano deciso di fargli scontare la pena in detenzione domiciliare, sostenendo che «in carcere sarebbe sottoposto ad un’enorme sofferenza. Andrebbe contro il senso di umanità».

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