Scontri a Hong Kong, colpito un reporter con un idrante. Wong: «Non ci arrenderemo mai»

La nuova legge imposta da Pechino è entrata in vigore ben prima di essere pubblicata. E nel giro di poche ore sta già mostrando i suoi effetti sulla libertà di espressione nell’ex colonia britannica

Continuano le proteste nell’ex colonia britannica per la discussa legge sulla sicurezza approvata ieri. Il numero degli arresti a Hong Kong è salito a 370. Le accuse sono di adesione a manifestazioni illegali, al disordine causato in luoghi pubblici e alla violazione della nuova legge.


La polizia disperde i manifestanti | EPA/MIGUEL CANDELA

Le autorità hanno preso di mira anche i giornalisti. In un video diffuso sui social dall’attivista Joshua Wong si vede un reporter colpito con un idrante mentre sta filmando il lavoro di alcuni paramedici. «Non ci arrenderemo mai» e «non è il momento di arrendersi», scrive Wong, condividendo sui social le foto di migliaia di persone per le strade di Hong Kong.


Il primo arresto

La prima persona a essere stata arrestata dalla polizia ha esposto una bandiera indipendentista. Prima che la protesta entrasse nel vivo.

In base alle disposizioni imposte dalla nuova legge, la polizia ha anche usato per la prima volta la bandiera viola, che servirebbe da avvertimento per i manifestanti che utilizzano bandiere e striscioni illegali, o che scandiscono cori e slogan considerati sovversivi e secessionisti.

Quando ancora le legge non era stata pubblicata, ma era comunque già in vigore, la governatrice di Hong Kong Carrie Lam aveva definito la nuova misura «il più importante sviluppo» nei rapporti tra l’ex colonia britannica e la Cina. Nel corso della cerimonia per i 23 anni dal ritorno di Hong Kong sotto il dominio cinese, Lam ha assicurato che la nuova legge sulla sicurezza, che tra le altre cose punisce l’oltraggio all’inno nazionale cinese, non intacca «l’altro livello di autonomia e l’indipendenza» di Hong Kong.

La Gran Bretagna accusa la Cina: «Grave violazione sugli accordi»

L’imposizione a Hong Kong della controversa legislazione sulla sicurezza da parte della Cina rappresenta «Una chiara e grave violazione» della dichiarazione congiunta sottoscritta da Pechino e da Londra al tempo della restituzione dell’ex colonia britannica. Queste le parole di Dominic Raab, ministro degli Esteri del governo di Boris Johnson a margine di una dichiarazione sulla questione di fronte alla Camera dei Comuni.

L’appello di Pompeo contro «la brutalità di Pechino»

Mike Pompeo | EPA/CHRIS KLEPONIS / POOL

Il segretario di stato Usa Mike Pompeo ha sollecitato tutte le nazioni a difendere i diritti elementari del popolo cinese contro la brutalità del partito comunista cinese, dopo la stretta su Hong Kong. Pompeo ha assicurato in una conferenza stampa che gli Stati Uniti continueranno ad attuare la direttiva di Donald Trump per mettere fine allo status speciale dell’ex isola britannica ed ha espresso «profonda preoccupazione» per la sicurezza di quanti ci vivono.

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