Non solo il post sessista alla blogger. Dalle false identità ai collaboratori fantasma: le stranezze dell’ufficio stampa Il Taccuino

Foto di manager e medici usate per i profili dello staff de Il Taccuino, alcuni hanno scoperto di lavorarci a loro insaputa

In un precedente articolo si era parlato del commento sessista nei confronti di una blogger da parte di un ufficio stampa chiamato Il Taccuino. Poteva finire tutto in poco tempo, con un semplice post di scuse alla diretta interessata e a tutte le altre coinvolte nella discussione, ma non è andata così. Anzi, dopo la rimozione dei post incriminati ne compare un altro in cui si addossano le colpe a un collaboratore che avrebbe perso il figlio «la scorsa settimana» e dunque sotto una fortissima situazione di stress. Ma andiamo avanti, perché oltre al sessismo ingiustificato c’è molto dietro questa storia.


L’account Instagram de Il Taccuino parla di 37 collaboratori, ma andando a visitare il sito ufficiale nella sezione «staff» non si può non notare qualche stranezza. Riscontro che alcune foto non appartengono alle persone elencate, il che risulta molto grave. Così ho provveduto a chiedere ai diretti interessati se ne sono a conoscenza. Non solo, c’è chi non avrebbe mai collaborato con l’ufficio stampa e ha scoperto solo oggi di figurare sul loro sito.


Partiamo da Alessandro Roversi, il primo dell’elenco, presentato come responsabile marketing di numerose agenzie di comunicazione del settore editoria in Germania, Inghilterra, Irlanda e Svizzera. Sarebbe anche laureato in Economia e commercio alla Bocconi di Milano ma la foto non corrisponde alla sua identità! La persona nell’immagine è invece quella un medico dell’Usl Vda, tale Luigi Formato, foto che troviamo pubblicata in un articolo del 28 febbraio 2018 su AostaCronaca.it.

Proseguiamo con Davide Rossi, presentato come promoter televisivo di lunga data, giornalista pubblicista e trentino di nascita collocato a Milano. La foto, anche in questo caso, non è corrisponde alla sua identità! L’uomo ritratto è Michele Antoniazzi, il quale su Linkedin risulta essere Senior Vice President HR per Ferrari.

E vogliamo andare avanti e parlare di Marika Colaianni? Presentata come giornalista pubblicista milanese e altri dettagli, la foto associata al suo nome corrisponde a quella di un’altra persona: si tratta di Laura Kyllonen, cofondatrice della società finlandese Sulapac.

Gli altri membri dello staff? Alcuni non collaborano più con “Il Taccuino”, da molto tempo, altri invece non avrebbero mai cominciato la collaborazione. Partiamo da Simone Mercurio, il quale afferma di non avere rapporti con l’ufficio stampa da molti mesi e prende le difese di Daisy in un post Facebook.

Il colpo di scena arriva con il post Facebook di un altra persona presente nell’elenco dello staff: Marco Olivieri.

Una precisazione. Non collaboro con Il Taccuino Ufficio Stampa. Ho avuto un contatto iniziale ma la collaborazione non si è concretizzata e non è andata avanti, né posso essere associato a questa realtà.

Arriviamo a una terza persona, ossia la giornalista Veronica Otranto Godano. Anche lei risulta essere una ex e come Mercurio prende le distanze e sostiene la giovane blogger attraverso un post Facebook.

Finisce qui? No! Dopo la diffusione della notizia sono intervenute anche alcune case editrici che affermano di essersi trovate a loro insaputa nell’elenco del portfolio dell’ufficio stampa “Il Taccuino”. Ecco il comunicato ufficiale pubblicato sulla pagina Facebook di Watson Edizioni:

La Watson edizioni tutta si discosta dalle dichiarazioni e dai messaggi offensivi che nelle scorse ore sono stati indirizzati ad alcuni blogger da parte de Il Taccuino ufficio stampa. È importante anche sottolineare come la nostra casa editrice non abbia mai avuto a che fare direttamente con la suddetta.

Anche Alter Ego Edizioni interviene attraverso le proprie stories su Instagram dichiarando di essersi visti indebitamente e immotivatamente associati al nome dell’ufficio stampa. Avrebbero, inoltre, chiesto la rimozione del loro nome dal sito.

Minimum Fax, elencata nel sito dell’ufficio stampa, dichiara sempre su Instagram di non avere rapporti con la realtà in questione e annuncia di voler approfondire su quanto riportato sul sito.

Life Factory Magazine, non elencata, annuncia via Facebook di aver chiuso la collaborazione con “Il Taccuino” dopo quanto accaduto con la blogger Daisy:

LFM si dissocia e cancella ogni collaborazione con l’ufficio stampa Il Taccuino. Il blog di @lettriceperpassioneblog non sarà la RAI e noi non saremo Forbes, ma nel mare del web noi piccoli facciamo la differenza perché siamo più vicini alle persone. Crediamo nell’opinione libera, professionale, educata e civile.

Una situazione surreale che però non sarebbe recente. Su Facebook troviamo un post pubblicato da Mary Barbara Tolusso nel 2019 in cui è raccontata la sua esperienza:

La scorsa settimana un amico che pubblica per Longanesi mi ha chiesto informazioni su come mi ero trovata con questo ufficio stampa, dal momento che ha trovato il mio nome nel portfolio, consultato di conseguenza a una loro proposta. Non ho mai assoldato un ufficio stampa per i miei libri, basandomi totalmente sull’ufficio stampa delle mie case editrici, non sapevo neppure chi fossero questi signori, vedo però che hanno un largo seguito in Facebook. Ho avvertito altre persone di cui dubitavo avessero richiesto i loro servizi e infatti pure loro cadevano dal pero. Nonostante io abbia mandato una diffida, il mio nome non viene cancellato. Il mio e quello di alcuni autori più conosciuti che compaiono nel loro catalogo. Quindi se ricevete una proposta da costoro sappiate come operano.

Un’altra curiosità da menzionare è il numero di telefono de “Il Taccuino”: risulta lo stesso di un’altra società chiamata “Blob Agency – Ufficio Stampa & Booking” che riporta sulla pagina Facebook lo stesso indirizzo dell’altro ufficio stampa.

Sembra si tratti di un progetto abbandonato, la pagina non è aggiornata dal 2019 e il dominio Blobagency.com rimanda a un sito di calcio e poker scritto in lingua malese.

Cercando online qualche riferimento, recensione o altro riguardo questa “Blob Agency – Ufficio Stampa & Booking”, trovo una discussione sul sito Accordo.it sulla quale è possibile leggere commenti positivi e negativi. Si parla di un tal Frank Lavorino, evidentemente lo stesso Francesco Lavorino presentato nella sezione staff del sito come «ideatore del Taccuino, executive director di numerosi uffici stampa italiani (Editoria, Cinema, Musica), pubblicista freelance di fama ultra decennale».

Lo stesso Lavorino viene citato in due occasioni sui social, come è possibile vedere dal commento pubblicato da Gabriella Ciccopiedi sulla pagina Facebook de Il Signor Distruggere:

Il Signor Distruggere ci terrei a precisare, visti i rapporti professionali avuti dalla sottoscritta, che quell’ufficio stampa non paga neanche le sante messe! Il caro proprietario deve parecchi soldi a molti di noi che non hanno visto i soldi dovuti per le recensioni. Diffidate dal “signor” Lavorino!

In un tweet pubblicato dall’account Roberta (@Pinocchionline) troviamo lo screenshot di una presunta chat Whatsapp su cui un tal Francesco de Il Taccuino (non possiamo essere certi che si tratti dello stesso Lavorino) risponderebbe in malo modo a una persona che sarebbe potuto essere un potenziale futuro cliente:

Taccuino: «Buongiorno signor Alessandro, informazioni Il Taccuino appena inviate in mail. Un Saluto!»

Taccuino: «Buongiorno signor Alessandro. Spero sia riuscito a visionare le nostre informazioni. Ad ogni modo non abbiamo ricevuto il PDF del suo libro per una nostra valutazione. Faccio un saluto! Francesco Il Taccuino Ufficio Stampa Bologna»

Alessandro: «No grazie, non sono interessato. Per 1000/1500 euro mi aspetto pubblicità per almeno 1 anno, non 4/5 mesi. Grazie lo stesso»

Taccuino: «Certo magari anche un pompino. Ridicolo»

Una storia incredibile. Ma veniamo alla «diretta Instagram» annunciata da “Il Taccuino” per esprimere i propri chiarimenti sulla vicenda di Daisy, video nel quale interviene Francesco Lavorino in persona in cui chiede scusa a Daisy, ma le contesta il lavoro svolto. Non fornisce, invece, chiarimenti su tutto il resto del materiale diffuso sui social.

Un’ultima curiosità. In un primo momento i commenti erano permessi all’interno del post che ospita il video di Lavorino. Gli utenti potevano esprimere le loro perplessità in merito alle foto utilizzate nella sezione staff del sito dell’ufficio stampa.

Ora non sono più visibili ed è impossibile commentare:

Sembra che questa storia non finirà con questo video intervento.

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