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George Floyd ha detto per 20 volte: «Mi uccideranno, non posso respirare». Le nuove trascrizioni sugli ultimi minuti di vita

Dai nuovi documenti, depositato da uno dei poliziotti accusati dell'omicidio di Floyd, emergono nuovi drammatici elementi sugli ultimi minuti di vita del 46enne afroamericano

Le nuove trascrizioni sull’arresto e la morte di George Floyd a Minneapolis rivelano dettagli più gravi su quanto avvenuto mentre i poliziotti trattenevano il 46enne per terra bloccandolo con il ginocchio sul collo. Floyd ha detto per 20 volte la frase: «Non riesco a respirare. Mi uccideranno», stando alle registrazioni della telecamera indossata da uno degli agenti presente durante l’arresto. All’uomo i poliziotti rispondevano ripetutamente: «Smetti di parlare, smetti di urlare, ci vuole un sacco di ossigeno per parlare».

Le nuove prove sono state depositate al tribunale statale di Minneapolis dai legali del poliziotto Thomas Lane, 37 anni, accusato di essere stato complice e di aver incoraggiato l’omicidio di Floyd. La morte del 46enne afroamericano è avvenuta dopo che un altro poliziotto, Derek Chauvin, 44 anni, aveva tenuto il ginocchio sul collo di Floyd per oltre otto minuti, finché l’uomo è rimasto per terra immobile. Chauvin rischia fino a 40 anni di carcere pe l’accusa di omicidio colposo di secondo grado, così come i suoi colleghi Lane J. Alexander, 26 anni, e Tou Thao, 34 anni, accusati di aver favorito l’omicidio.

Le trascrizioni sull’arresto di George Floyd

Nelle 82 pagine depositate in tribunale è anche emerso che Lane aveva chiamato un’ambulanza per un “codice 2” quando ha visto sanguinare la bocca di Floyd, ma i soccorsi non sono arrivati perché avevano sbagliato indirizzo. Sarebbe stato poi lo stesso Lane a richiamare l’ambulanza per un “codice 3”, dopo che Floyd aveva cominciato a ripetere che non riusciva a respirare.

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