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La “Gomorra” di Piacenza: una caserma degli orrori tra schiaffi, pianti e minacce – L’audio e le foto choc

22 Luglio 2020 - 16:11 Fabio Giuffrida
Un lager dove tutto era consentito, dove niente era legale e dove quasi tutti sapevano. Una "Gomorra" che non temeva nemmeno il lockdown con tanto di festa e grigliata in giardino, per uno dei carabinieri, in piena pandemia

«Minchia, adesso ti devo raccontare quello che ho combinato, ho fatto un’associazione a delinquere, ragazzi». Iniziano così le intercettazioni choc della Procura di Piacenza che mostrano come dieci carabinieri (5 in carcere, 1 ai domiciliari, 3 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e 1 con obbligo di dimora) avessero creato un vero e proprio sistema basato principalmente sul traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Costi quel che costi, con qualsiasi mezzo e senza guardare in faccia a nessuno.

Il pusher insanguinato

L’arresto di un presunto pusher

«Ragazzi, prendetegli lo scottex che abbiamo nella palestra così si pulisce» dicono i militari riferendosi al fermo di un presunto pusher. I fatti risalgono al 27 marzo 2020 e l’uomo, come si vede dalle immagini, è anche ammanettato, poco distante una macchia di sangue. Non si spiega il motivo. In un altro episodio, risalente all’8 aprile 2020, forse quello più inquietante (di cui vi facciamo sentire anche l’audio), il carabiniere colpisce un giovane, anche in questo caso presunto pusher, dicendogli che quella sarebbe stata la prima delle percosse: «Allora tu non hai capito che qua non comandi un caz*o, questo è il primo della giornata, siediti là e non rompere i cogli*ni, se trovo qualcosa a casa sono mazzate per te». E, infatti, viene portato in caserma dove, a suon di botte, viene costretto a parlare.

Lo spaccio di droga

Uno dei sequestri di sostanze stupefacenti

Tra i reati contestati ci sono anche l’arresto illegale, la tortura, le lesioni personali aggravate e l’estorsione. Il loro obiettivo era, secondo la Procura, fermare quanti più pusher possibili così da sequestrare lo stupefacente da rimettere poi sul mercato. Una parte della droga veniva offerta come ricompensa al loro referente (a chi aveva dato la “soffiata”), una parte veniva commercializzata e la restante denunciata all’autorità giudiziaria a cui, però, sarebbero state raccontate «menzogne». Ai pm, dunque, i carabinieri avrebbero raccontato fatti mai accaduti al solo scopo di amplificare i fatti. Insomma, mentre l’Italia combatteva il Coronavirus, loro pensavano ad arricchirsi, a rifornire i tossicodipendenti. «Sono entrato armato, l’ho fracassato. Uno si è pisciato addosso nel vero senso» racconta il carabiniere nel corso di un’estorsione «finalizzata all’ottenimento di un’auto». «Gli ho sfasciato un Mac» aggiunge. Una scena che chi era presente definisce con queste parole: «Hai presente Gomorra? Le scene di Gomorra! Dovevi vedere gli schiaffoni che gli ha dato».

La grigliata in giardino durante il lockdown

La grigliata

E a Pasqua mentre gli italiani sono chiusi a casa, per il lockdown, uno dei carabinieri organizza una grigliata in giardino, una festa «con bambini e anziani senza mascherine». Una vicina di casa, però, se ne accorge e segnala l’assembramento al 112 (chiedendo esplicitamente di restare anonima) che manda subito una volante. Arrivati in loco, la volante si accorge che si tratta di un loro collega. E il dialogo tra i due ha dell’incredibile: «Non l’ho scritto da nessuna parte», (che sono venuto qui, ndr), «Io però voglio sentire la voce per capire se è la mia vicina, giusto lo sfizio che mi volevo togliere, riesci a girarmi il numero?», «Te lo faccio sentire abusivamente non ti preoccupare» gli risponde il militare dell’Arma in servizio presso la centrale operativa. Un fatto gravissimo.

L’autocertificazione per spacciare

La consegna dell’autocertificazione falsa

Sempre durante il lockdown, i carabinieri hanno persino facilitato gli spostamenti degli spacciatori «prodigandosi alla fornitura di false attestazioni» così da consentire loro di recarsi fuori dalla Lombardia per rifornirsi dello stupefacente. «Faccio fatica a definire questi soggetti “carabinieri” perché i comportamenti sono criminali. Non c’è nulla di lecito nei comportamenti» ha detto la procuratrice capo di Piacenza, Grazia Pradella.

L’appuntato con 24 conti correnti e una villa con piscina

Moto e auto del carabinere

A capo di questa presunta organizzazione – almeno nella gestione dello stupefacente – c’era un semplice appuntato che, però, dal punto di vista economico, tanto semplice non era. Una villa con piscina, una moto, un’auto e la bellezza di 24 conti correnti. Com’era possibile? La caserma è sotto sequestro, i carabinieri sospesi dall’impiego mentre il ruolo del comandante della compagnia, sottoposto all’obbligo di dimora, è «al vaglio degli inquirenti». Avrebbe avuto «un rapporto diretto con l’appuntato che incontrava anche fuori dalla caserma».

Foto di copertina: fotogramma estrapolato dal profilo social di un carabiniere insieme a due militari e un civile, tutti raggiunti dalla misura cautelare

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