Omicidio Cerciello, Elder ha tentato il suicidio più volte: l’ultima con la roulette russa

Il californiano accusato dell’omicidio del vice brigadiere avrebbe cercato di togliersi la vita già nel 2018: i risultati della perizia psichiatrica

Ha tentato più volte di suicidarsi, l’ultima con la roulette russa. È arrivato a dormire con la pistola, una calibro 32. Ha un «rapporto ossessivo con le armi». Ma nonostante tutti questi elementi è «imputabile». Finnegan Lee Elder, accusato dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, secondo i periti della procura di Roma era capace di intendere e di volere quella notte in cui, il 26 luglio scorso, il carabiniere muore, accoltellato per 11 volte a pochi passi da piazza Cavour.


Sono i nuovi elementi sulla personalità del ventenne californiano, accusato dell’omicidio di Cerciello Rega insieme al coetaneo Gabriel Natale Hjorth, ed emergono nel corso dell’esame in aula dei professori Stefano Ferracuti e Vittorio Fineschi che hanno svolto la perizia psichiatrica su Finnegan Lee Elder nell’ambito delle analisi disposte dal tribunale di Roma nei confronti del ragazzo.


Fineschi e Ferracuti parlano per Elder di un rapporto ossessivo con le armi. Tanto da spingerlo a «dormire con la pistola» e fare almeno a un tentativo di roulette russa proprio negli ultimi tempi, a pochi giorni dalla partenza per un viaggio in Europa l’estate scorsa. Il ragazzo soffrirebbe, spiegano i periti, di un «sentimento cronico di rabbia». Come già emerso, era già finito in carcere in passato, quando, sedicenne, aveva preso parte a una rissa e ferito una persona: era stato stato condannato «a due settimane di carcere e 2 anni di messa alla prova».

La perizia

Elder, per i periti, è però comunque «imputabile». «Finnegan Lee Elder era capace di intendere e di volere al momento del fatto ed è per questo imputabile», si legge nelle conclusioni della perizia – già rese note in una precedente udienza del 15 luglio scorso.

Oggi sono emersi nuovi dettagli. Elder avrebbe «giocato alla roulette russa con una calibro 32 senza uno specifico motivo facendo più di un tentativo», dicono i consulenti. Proprio in questi comportamenti ci sarebbero state le ragioni del suggerimento di sua madre, Leah: di «fare un viaggio in Europa per distrarsi». 

Per i periti Ferracuti e Fineschi, Elder «è persona che presenta un disturbo di personalità borderline-antisociale di gravità medio elevata, una storia di abuso di sostanze (in particolare Thc) e un possibile disturbo post-traumatico da stress». Ma «non è possibile dimostrare che la condizione mentale accertata nell’Elder abbia compromesso la libera capacità decisionale del soggetto al momento del compimento dell’azione delittuosa: riteniamo perciò che il signore sia da valutarsi come imputabile all’epoca dei fatti».

I tentativi di suicidio

Negli Stati Uniti il ragazzo era in cura a San Diego, dove è risultato positivo all’anamnesi di depressione e all’abuso di sostanze. Negli ultimi anni, appena diventato maggiorenne, sarebbe stato ricoverato una cinquantina di volta per iperemesi da THC: e cioè fumava così tanta marijuana da cominciare a vomitare senza poter smettere.

Ha dichiarato anche che la marijuana gli era necessaria per non soccombere di fronte al desiderio di suicidarsi. Ha raccontato di episodi di bullismo da parte di suoi coetanei, e di diverse bruciature di sigaretta che gli sarebbero state inflitte durante l’infanzia.

ANSA/Angelo Carconi | L’avvocato di Finnegan Lee Elder, Roberto Capra, al suo arrivo al tribunale di piazzale Clodio per l’udienza del processo sull’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, Roma, 24 giugno 2020.

Nel materiale analizzato da Fineschi e Ferracuti ci sono anche dei documenti clinici, 1600 pagine inviate dagli Stati Uniti alla difesa che oggi la Corte di Assise ha deciso di acquisire, da cui emerge che Finnegan in passato ha tentato più volte di togliersi la vita. Sarebbe successo anche due anni fa a San Francisco, nella zona del Golden Gate.

«Il nonno e lo zio di Elder si sono tolti la vita», spiegano i periti in udienza. «E anche lui presenta familiarità per disturbi psichiatrici e ha ideazione suicidiaria cronica e ci pensa da anni. Nei mesi scorsi ha parlato dal carcere di un ‘piano b’ in caso di sentenza negativa: un comportamento tipico di che ha disturbo della personalità». 

In copertina ANSA/Claudio Peri – Giuseppe Lami| Uno dei due americani fermati, Finnegan Lee Elder, lascia il nucleo investigativo di via in Selci a Roma 27 luglio 2019.

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