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Scontro Cina-Usa, Pechino prende il controllo del consolato statunitense di Chengdu: «Gli Stati Uniti mettevano in pericolo la nostra sicurezza nazionale»

Il dipartimento di Stato americano si è detto «deluso» dalla decisione di Pechino di chiudere il consolato nella Cina occidentale

Dalle tensioni commerciali alle accuse sulla diffusione del virus. Si fanno sempre più tesi i rapporti tra Cina e Stati Uniti dopo la chiusura forzata la scorsa settimana del consolato cinese a Houston. Oggi, la bandiera americana è stata abbassata al consolato statunitense di Chengdu, tre giorni dopo l’annuncio della sua chiusura da parte di Pechino.


La Cina ha preso il controllo del consolato Usa a Chengdu, rimarcata dalla bandiera a stelle e strisce americana ammainata in mattinata. «Alle 10 del 27 luglio, in base alla richiesta della parte cinese, il consolato a Chengdu è stato chiuso. Poi le autorità cinesi sono entrate dall’ingresso principale prendendone il controllo», ha riferito l’Ufficio diplomatico del ministero degli Esteri cinese.


Fuori dal consolato si è radunata una folla di curiosi. Alcune decine di persone hanno invece acceso fuochi d’artificio per celebrare la chiusura della sede diplomatica americana. Un altro uomo – intervistato dall’Associated Press – ha invitato invece a una riappacificazione tra le due Nazioni.

Il Dipartimento di Stato americano ha diffuso una nota in cui ha espresso delusione per la chiusura del consolato rimasto al centro delle «relazioni con il popolo della Cina occidentale per 35 anni, incluso il Tibet». «Siamo delusi dalla decisione del Partito Comunista Cinese ma continueremo il nostro impegno verso le persone in questa importante regione attraverso i nostri altri incarichi in Cina», affermano nella nota.

Per la Cina invece si tratta di una «risposta legittima e necessaria a misure irragionevoli prese dagli Stati Uniti». Pechino ha accusato gli Stati Uniti di usare il consolato per interferire negli affari cinesi, mettendo in pericolo la sicurezza nazionale. Stessa accusa lanciata dagli Usa per chiudere il consolato di Houston. Marco Rubio aveva parlato infatti di «un covo di spie».

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