L’Athena nuda di Portland si racconta in un podcast: «Volevo dimostrare che è un movimento non violento»

Il presidente degli Stati Uniti ha descritto i manifestanti agitatori «malati e instabili». Ma la donna rivendica l’anima pacifista del movimento

Era apparsa all’improvviso, come in un film, nuda davanti ai poliziotti in tenuta antisommossa nella notte americana. Un richiamo a quando gli hippies degli anni Sessanta e Settanta, nella migliore tradizione della disobbedienza civile non violenta, regalavano fiori alle guardie mandate per reprimere le contestazioni.


Nessuno sapeva chi fosse o cosa l’avesse portata a denudarsi e a fare dello yoga sul cemento bagnato di una strada di Portland nell’Oregon (Usa) dove le proteste di Black Lives Matter vanno avanti da più di 60 giorni, anche se la provocazione nei confronti degli agenti federali era palese. Battezzata Athena Nuda dal giornalista che per primo l’ha immortalata, a distanza di qualche giorno dal 18 luglio ha raccontato la sua storia in un podcast.


Un gesto «politico»

Athena dice di chiamarsi Jen e si descrive come una persona non-nera di circa 30 anni. «Non c’è quasi nessun luogo dove non possiate trovarmi nuda», dice disinvolta. Racconta di essere una lavoratrice del sesso e di aver subìto in passato intimidazioni da parte delle forze dell’ordine anche per il fatto di essersi mostrata topless in pubblico. Ma il 18 luglio è stata spinta a compiere il gesto che l’ha resa famosa con un obiettivo che andava al di là dell’esibizionismo o dell’espressione di sé.

«Volevo far vedere che il movimento di Black Lives Matter è non-violento», spiega Jen. «Nessuno di noi ha delle armi, volevo mostrare alla polizia a chi stavano sparando». «L’istinto è venuto da un luogo molto femminile dentro di me» racconta, suscitato anche dalla postura ultra-maschile dei poliziotti, «piedi piantati, spalle divaricate, braccia ai lati, petto in su, testa in alto, una posizione da guerriero…». Così Jen ha consegnato i propri vestiti al compagno, tranne la maschera e il cappello – «perché faceva freddo» – e si è incamminata nuda verso la polizia.

Trump invia gli agenti, gli scontri degenerano

Potrà sembrare un gesto futile, ma le accuse di violenza nei confronti dei manifestanti vanno al cuore dell’attuale dibattito politico americano. Il 28 luglio Donald Trump accusava i media – «emittenti di fake news» – di beatificare i manifestanti di Portland e Seattle, facendoli passare per persone dolci e innocenti quando in realtà sono «malati e instabili anarchici e agitatori».

Tra i manifestanti ci sono anche il Wall of Mums, ovvero Muro di Mamme, che da circa una settimana forma un cerchio protettivo attorno ai manifestanti per proteggerli dalle forze federali inviate nello Stato dal presidente. Le proteste iniziate in modo pacifico sono degenerate dopo l’invio delle truppe speciali. Gruppi di manifestanti sono diventi più riottosi, appiccando incendi e facendo piovere fuochi d’artificio sul tribunale federale.

Gli arresti sono aumentati esponenzialmente, molti dei quali, come denunciano le associazioni, senza “probabile causa”. In tutto questo caos, il dissenso silenzioso e pacifico di Jen ha spiazzato tutti. Dopo aver sparato qualche pallottola al pepe nero, le forze dell’ordine si sono ritirate sotto lo sguardo trionfante dell’Athena nuda.

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