L’infettivologo Galli sulla crescita dei contagi in Italia: «Niente paura, sono focolai isolati. Ma non abbassiamo la guardia»


Nello scontro tra cauti e ottimisti, Massimo Galli senza dubbio si inserisce tra i primi. Di recente, il primario dell’ospedale Sacco di Milano ha sbottato contro chi ha preso parte al convegno “negazionista” in Senato, è stato tra i primi a condannare la “teoria Zangrillo” – secondo cui il virus ha perso intensità – e ha sempre raccomandato di usare massima cautela.
Ma alla luce degli ultimi dati della Protezione civile, che registrano un aumento di casi giorno dopo giorno (solo ieri i nuovi contagi hanno superato i 500) sembra essere abbastanza ottimista. «I numeri attuali dei contagi sono dovuti a focolai isolati», ha detto l’infettivologo in un’intervista al Quotidiano Nazionale.
Dunque, niente paura, ma non dobbiamo nemmeno abbassare la guardia: «Teniamo alta l’attenzione per evitare sorprese», ha aggiunto. Galli ha spiegato come l’età media dei contagiati si sia abbassata perché gli anziani, oggi, stanno più attenti. Di conseguenza, si è abbassato il tasso di mortalità: «Meno anziani malati, significa meno morti». Oggi, secondo l’infettivologo, i nuovi contagi sono dovuti principalmente a focolai aziendali e alla movida: «Si tratta di persone che hanno frequentato luoghi affollati nel tempo libero o si sono contagiati a lavoro».
Però l’Italia vive ora in una condizione migliore degli altri Paesi: «Tutto sta nella capacità di individuare tempestivamente la presenza del virus. Non è ancora il momento in cui possiamo permetterci treni e mezzi di trasporto stipati». E in vista della riapertura delle scuole invita a trovare mezzi di trasporto alternativi.
Leggi anche:
- Coronavirus, Galli smentisce il ministro Speranza e frena sui tempi del vaccino: «Non prima della fine del 2021»
- L’infettivologo Galli: «Sbagliato abbassare la guardia sul distanziamento: l’Italia vive di rendita post-lockdown ma rischia di perdere il vantaggio»
- Coronavirus, Galli: «Gli sbarchi? Abbiamo ancora molto più virus che circola tra gli italiani di quanto ne arrivi da fuori»