Coronavirus, lo spettro della seconda ondata si aggira per l’Europa. Italia accerchiata: dalla Spagna ai Balcani, i casi tornano ad aumentare

I contagi crescono anche nel Regno Unito e in Germania. Una tendenza che può essere attribuita soltanto in parte a un incremento nei tamponi

Uno spettro si aggira per l’Europa: la seconda ondata dell’epidemia di Coronavirus. Dopo i picchi raggiunti a marzo e aprile, a maggio il Vecchio continente aveva tirato un sospiro di sollievo: il peggio sembrava essere alle spalle, il lockdown aveva funzionato, i casi erano tornati a scendere sotto una soglia gestibile, le terapie intensive si erano svuotate. Eppure, nel mese di luglio in diversi Paesi europei – dalla Spagna al Regno Unito, dalla Francia alla Romania – i casi sono tornati ad aumentare. Anche in Italia è andata così: stando all’ultimo bollettino della Protezione civile, da ieri ci sono stati 522 nuovi casi. Il 6 agosto erano stati 402, il 5 agosto 384. Un aumento significativo rispetto a un mese fa.


Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco però si tratta di una semplice «oscillazione» e i nuovi casi sono imputabili in parte a una più efficace rilevazione dei casi. Anche l’infettivologo Matteo Bassetti ha invitato a non essere allarmisti. Inoltre, come ha fatto notare il ministro della Salute Roberto Speranza nel suo intervento in Senato, i dati del Centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie (Ecdc) ci dicono che negli ultimi 14 giorni il tasso d’incidenza del virus in Italia è inferiore rispetto agli altri Paesi europei: con 5,7 casi per 100mila abitanti, l’Italia fa molto meglio di Regno Unito (12,6), Francia (19), Spagna (53,6), Germania (8,4) e Romania (75,1). Si sta delineando, insomma, un nuovo scenario dove l’Italia è affiancata da Paesi in cui l’emergenza Covid è in uno stato più critico.


La (possibile) seconda ondata spagnola 

In tutta Europa, la Spagna è il Paese che ha vissuto l’incremento più grande di casi dalla fine del lockdown. Secondo il conteggio della John Hopkins University, la Spagna ha superato il Regno Unito, diventando lo Stato con il maggior numero di casi di Coronavirus in Europa: 314.362 contro 310.667. Un sorpasso cominciato verso inizio luglio. Eppure, il governo di Pedro Sanchez aveva decretato il lockdown il 14 marzo, introducendo alcune delle misure più dure di contenimento in Europa. Parlando giovedì durante una conferenza stampa del governo, Fernando Simón, direttore del Centro di coordinamento del ministero della Sanità, ha affermato che un numero crescente di focolai è legato ad assembramenti: un totale di 46 focolai, con oltre 1.500 casi, sono stati rilevati soltanto nei locali notturni.

Come scrive El Pais, altri focolai significativi sono stati registrati tra i lavoratori del settore dell’orticoltura e presso le aziende dell’agroalimentare. Il ministero della Sanità ha registrato circa 30 focolai in questi luoghi di lavoro, con 500 casi correlati. Come in Italia, una gran parte dei nuovi casi sono asintomatici – circa il 50% in Spagna -, molti di più rispetto a marzo, quando erano circa il 10% del totale. L’aumento è dovuto anche a una maggiore capacità di rilevazione e di sorveglianza da parte della sanità spagnola. 

I casi di Regno Unito e Francia

Nel Regno Unito un primo picco era stato registrato ad aprile, quando i casi giornalieri avevano superato quota 5mila. A fine mese – il 22 aprile – il governo annunciava il superamento del picco, un successo attribuito al lockdown – più leggero rispetto all’Italia – introdotto il 23 marzo. A luglio i casi però sono tornati ad aumentare: a fine mese l’ufficio di statistica nazionale ha confermato che i positivi erano aumentati in una settimana di circa 1.000 unità (4.200 rispetto ai circa 3.200 della settimana precedente). Ma le autorità britanniche restano ottimiste. L’indice di trasmissibilità nel Paese (Rt) – stando agli ultimi dati disponibili – si attesta attorno allo 0,8-1. L’aumento può essere attribuito in parte all’incremento nei tamponi e al fatto che si concentrano sempre di più nelle zone focolaio del virus. Ad ogni modo, il governo guidato da Boris Johnson ha deciso a fine luglio di posticipare di due settimane l’allentamento delle misure restrittive. 

EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON | Parigi, agosto 2020

Storia diversa in Francia, che giovedì ha riportato un nuovo picco in oltre due mesi con 2.288 nuovi casi in 24 ore. Come scrive Le Monde, nella settimana dal 27 luglio al 2 agosto, 7.565 persone sono risultate positive nella Francia metropolitana, ovvero +33% rispetto alla settimana precedente che aveva già visto un balzo del numero di casi (+57%, con 5.695). In questo caso incide poco il numero di tamponi, visto che l’aumento è stato superiore rispetto alle rilevazioni. Non a caso, la mascherina è diventata obbligatoria anche all’aperto in città come Tolosa e Tours e presto lo sarà anche a Parigi. Nel frattempo, il 6 agosto il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato un nuovo consiglio di difesa sul Covid per la prossima settimana. 

Anche in Germania l’autorità sanitaria pubblica, il Robert Koch Institute (Rki), il 6 agosto ha registrato il maggior numero di nuove infezioni da Coronavirus in tre mesi: 1.045 in 24 ore – prima volta dal 7 maggio che la cifra supera quota 1.000. Certo, si tratta di numeri che sono ben lontani dai picchi di inizio aprile, quando venivano registrati più di 6mila casi al giorno, ma la situazione è preoccupante. Martedì l’unione dei medici tedesca (Marburger Bund) ha avvertito che il Paese sta già affrontando una seconda ondata e ha invitato i cittadini a un rigoroso rispetto delle regole di distanziamento fisico. Nel frattempo, per proteggersi da casi di importazione dall’estero, il ministro della Salute tedesco Jens Spahn ha deciso che da questo sabato tutti i passeggeri che arrivano da Paesi ad alto rischio verranno sottoposti a test obbligatori negli aeroporti.

EPA/ROBERT GHEMENT | Bucarest, Romania, 05 agosto 2020

Il miracolo mancato dei Balcani

E poi ci sono i Balcani, che hanno festeggiato con troppo anticipo la liberazione dal Covid. A maggio il primo ministro montenegrino esultava dicendo che il suo era il primo Paese senza Covid nel continente. A fine luglio, però, il Montenegro contava il secondo tasso di infezione più alto in Europa. Ora, sui 10 Paesi europei con i tassi di infezione in più rapida crescita in Europa, otto si trovano nei Balcani.

Non è chiaro se a far salire così rapidamente i contagi siano state le riaperture troppo affrettate o, forse, il problema vada ricercato nell’attendibilità delle statistiche ufficiali. Per esempio, i dati sul Coronavirus del governo serbo sono successivamente stati smentiti e le morti tra marzo e giugno si sono rivelate essere più del doppio rispetto a quelle ufficiali.

Preoccupata dalla situazione che si stava profilando, dal 16 luglio l’Italia ha chiuso le frontiere con Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Kosovo, Montenegro, Serbia, e ha successivamente imposto la quarantena per chi arriva dalla Romania e dalla Bulgaria. In Romania il 7 agosto è stato registrato un nuovo record assoluto di contagi giornalieri: 1.378 casi in 24 ore, per un totale di 59.273, mentre il numero delle vittime è attualmente 2.616.

Il governo attribuisce i picchi al fatto che per circa due settimane le autorità non hanno potuto ricoverare obbligatoriamente i pazienti risultati positivi al Covid o imporre l’isolamento ai casi sospetti perché una recente sentenza della Corte costituzionale glielo impedisce. Oltre 4mila persone contagiate dal Coronavirus hanno potuto quindi lasciare gli ospedali o rifiutare di essere ricoverate.

Immagine copertina: Ansa | La campagna della Croce rossa spagnola per informare i giovani sui pericoli di contagio da Coronavirus

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