Un modello 3D dell’esplosione di Beirut allontanerebbe l’ipotesi attentato. Ma le indagini continuano


Un team di specialisti che lavorano per la multinazionale di edilizia civile ARUP, esperti di progettazione e sicurezza – anche contro fenomeni straordinari come le esplosioni – stanno lavorando alla realizzazione di una analisi «CFD blast», per ricostruire in 3D la dinamica dell’onda d’urto propagatasi dall’esplosione avvenuta a Beirut, partendo dal presupposto che il nitrato di ammonio abbia giocato un ruolo, come mostratoci in un articolo precedente dal professor Pellegrino Conte nei suoi calcoli preliminari.
Hanno partecipato alla produzione di una prima rappresentazione – che anticipa un lavoro di analisi ancora in corso – Will Wholey, Christopher Stirling, Ian Bruce e Julia Abboud originaria di Beirut. La Computational Fluid Dynamics (CFD), permette di simulare digitalmente fenomeni termici di estrema complessità.
Cosa hanno osservato gli esperti di ARUP
Capire come è avvenuta l’esplosione a diverse angolazioni è di estrema utilità, sia nelle indagini in corso per accertare le cause dell’esplosione, sia per studiare tecniche e modelli di costruzione che possano prevenire fenomeni del genere in futuro, mettendo in sicurezza la popolazione limitrofa. Un indizio interessante – che probabilmente chi parla di presunti missili non gradirà – è che si vede come il silo di grano presente dietro i magazzini del porto ha determinato la direzione dell’onda d’urto.
«È stato sorprendente vedere l’asimmetria del carico di esplosione intorno al porto a causa del silo di grano – afferma Wholey su Linkedin – e mi ha fatto piacere vedere con quanta chiarezza il nostro filtraggio Schlieren dei risultati ha mostrato l’onda d’urto. Abbiamo in programma di guardare questo evento da una serie di angolazioni, ed è già evidente quanto sia utile avere competenze, conoscenze e background complementari in coloro con cui lavori».
A prescindere da cosa potrebbe aver innescato l’esplosione, la grande quantità di nitrato di ammonio presente, molto probabilmente ha contribuito a rendere l’esplosione piuttosto insolita agli occhi degli esperti. Secondo Wholey l’esplosione di Beirut sarebbe paragonabile a un evento simile, avvenuto nel porto di Tianjin in Cina nel 2015. Secondo la BBC anche in quel caso si potè riscontrare la presenza di ingenti quantità di nitrato di ammonio, assieme ad altre sostanze.
«Si sono svolti in un magazzino del porto che conteneva sostanze chimiche pericolose e infiammabili – riportava la BBC – tra cui carburo di calcio, cianuro di sodio, nitrato di potassio, nitrato di ammonio e nitrato di sodio. I funzionari insistono sul fatto che non è ancora chiaro cosa abbia innescato le esplosioni e affermano che stanno ancora indagando».
Questi dati suggeriscono una responsabilità in termini di messa in sicurezza del porto di Beirut, piuttosto che negligenze nei controlli contro il terrorismo. Ricordiamo però che indagini e ricerche varie sono appena incominciate. Staremo a vedere.
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