Coronavirus, l’allarme dell’Oms: «Questa settimana arriveremo a 20 milioni di casi e 750mila morti»

Secondo il capo per le emergenze dell’Organizzazione mondiale della sanità, la seconda ondata in Europa era inevitabile

«C’è anche la speranza di ribaltare la situazione. Non è mai troppo tardi». L’Italia e l’Europa hanno passato la fase più dura dell’epidemia di Coronavirus e ora, fra focolai e nuove norme di sicurezza, stanno cercando di sventare il suo ritorno. In altri Paesi invece il Covid-19 è tutt’altro che un ricordo, tanto che il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) Tedros Ashanom Ghebreyesus nel briefing con la stampa ha spiegato cosa prevedono i grafici sull’evoluzione del contagio per i prossimi giorni:


«Questa settimana arriveremo a 20 milioni di casi di coronavirus e 750mila morti. Dietro questi numeri c’è un grandissimo dolore e una grandissima sofferenza. Ma c’è anche la speranza di ribaltare la situazione. Non è mai troppo tardi».


Il ritorno del Covid era inevitabile

Sempre durante il briefing è intervenuto anche il capo per le emergenze dell’Oms, Mark Ryan, dichiarando che la convivenza con il Coronavirus potrebbe essere appena all’inizio: «La seconda ondata in Europa era inevitabile. Dopo potrebbe essercene un’altra e un’altra ancora. Questo virus non è stagionale ma ha dimostrato che se si allenta la pressione ritorna».

L’Europa alle prese col ritorno a scuola

Nel frattempo arriva uno studio del Centro Europeo per il Controllo
delle Malattie (Ecdc) sulle scuole. La riapertura (imminente in più parti del continente), si legge nel documento, non è mai stata associata finora a un aumento della trasmissione del virus.

Secondo gli esperti europei ci sono evidenze pubblicate contrastanti sull’impatto della chiusura e della riapertura delle scuole sulla trasmissione comunitaria, anche se le evidenze dal contact tracing nelle scuole e dati osservazionali da diversi paesi europei suggeriscono che la riapertura non è associata con un aumento significativo”.

Secondo il report, la prevalenza del Sars-Cov-2 sarebbe un po’ più bassa sotto i 18 anni. «Anche se ci sono pochissimi focolai documentati nelle scuole, questi sono comunque possibili, e potrebbero essere più difficili da trovare per la relativa mancanza di sintomi nei bambini». Per gli esperti europei la decisione di chiudere le scuole deve essere presa insieme ad altre limitazioni nelle comunità.

«Le evidenze disponibili indicano che è poco probabile che la chiusura delle istituzioni educative sia efficace come unica misura di controllo, e queste chiusure difficilmente forniscono una protezione aggiuntiva alla salute dei bambini, considerato che la maggior parte sviluppa una forma molto leggera di Covid-19. Le decisioni in merito dovrebbero essere raccordate con altre misure di distanziamento adottate nelle comunità».

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