Rilasciata (su cauzione) Agnes Chow, leader degli studenti di Hong Kong. Libero anche il magnate dei media Jimmy Lai

L’arresto di una delle fondatrici di Demosisto è l’ultimo in una serie di arresti compiuti dalle forze dell’ordine in nome della nuova legge sulla sicurezza nazionale che viene utilizzata per mettere in un angolo i movimenti pro-democrazia di Hong Kong e adesso anche i media

L’ultimo messaggio dal suo account Twitter, seguito da oltre 460mila persone, risale al 30 giugno ed è un messaggio di addio al movimento pro-democrazia, Demosisto, che Agnes Chow, classe 1996, aiutò a fondare a Hong Kong nel 2016 insieme a Nathan Law e Joshua Wong. La conferma del suo arresto lunedì sera arriva invece dal suo account Facebook: «È stato confermato che Agnes Chow è stata arrestata – si legge – per “incitamento alla secessione” ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale».


Dal suo esilio a Londra Nathan Law, fuggito dal Paese a inizio luglio dopo l’introduzione della nuova legge sulla sicurezza nazionale, accusa la Cina di voler mettere a tacere le voci di resistenza a Hong Kong. Fa altrettanto Joshua Wong, che scagliandosi contro l’ulteriore giro di vite sulla libertà di stampa, lancia l’hashtag #Freeagnes e condivide una raccolta fondi per il movimento pro-democrazia che ormai boccheggia, dopo lo scioglimento di Demosisto a fine giugno e con un leader in esilio, una in prigione e l’altro – Joshua Wong – costretto a rinunciare alla propria candidatura nelle elezioni legislative previste ad agosto.


Le ultime mosse di Pechino dopo la legge di sicurezza nazionale

A fine luglio altri quattro attivisti erano stati arrestati per aver formato un gruppo su Facebook che perorava la causa dell’indipendenza di Hong Kong dalla Cina: un crimine, con l’entrata in vigore a fine giugno della nuova legge sulla sicurezza nazionale voluta da Pechino. La stessa legge ha decretato l’ineleggibilità di Wong al consiglio legislativo di Hong Kong (il Parlamento) nonostante il movimento da lui fondato predichi non tanto l’indipendenza, quanto l’autonomia di Hong Kong dalla Cina fino al 2047, data in cui Hong Kong sarebbe tornata ad essere cinese.

Come ha scritto Wong in un editoriale per il quotidiano britannico The Independent, ieri è stata anche la prima volta in cui la polizia di Hong Kong ha introdotto una nuova restrizione nella copertura delle notizie, imponendo linee di confine e limitando l’accesso ai media anche agli organi di stampa internazionali come Reuters, AFP e AP, che volevano raccontare quanto stava accadendo all’Apple Daily. Inoltre, negli ultimi giorni sono stati cambiati anche i vertici di alcune emittenti televisive, come iCable e NowTV, sostituti con figure più filo-Pechino.

Su Twitter il segretario di stato americano Mike Pompeo ha definito gli arresti «un’ulteriore prova che il PCC ha eviscerato le libertà di Hong Kong ed eroso i diritti del suo popolo». Oggi l’Apple Daily è uscito comunque. Verso le due di mattina c’erano lunghe fila di persone in attesa di comprare il quotidiano. Anche Joshua Wong si è scattato una foto subito dopo averlo acquistato (alle 4.23 del mattino, ha precisato). In copertina c’era una foto di Jimmy Lai, mascherina e sguardo abbassato, mentre veniva condotto verso l’uscita del suo giornale dalle forze dell’ordine.

Il rilascio su cauzione

Dopo l’arresto Agnes Chow è stata rilasciata su cauzione. Secondo i media locali infatti sarebbe uscita dalla stazione di polizia di Tai Po. Libero anche il magnate dei media Jimmy Lai, che avrebbe pagato una cauzione di 500mila dollari di Hong Kong. Circa 55mila euro. Il suo arresto, seguito da una retata delle forze dell’ordine nella redazione del suo Apple Daily, è stata una delle conseguenze della legge di sicurezza nazionale.

In copertina EPA/VERNON YUEN | Agnes Chow a Hong Kong, Cina, 10 agosto 2020.

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