Blaq-it, la webserie italiana che racconta storie di «nera ordinarietà»

Il progetto raccoglie le storie di cento italiani neri con l’obiettivo di regolarizzare – in assenza dello ius soli – quantomeno la loro identità mediatica: «Manca una narrazione delle persone comuni»

«Spesso essere nero in Italia implica una narrazione in cui si è presenti nei telegiornali solamente se si è un rifugiato in una barca, un delinquente o una vittima. Manca una narrazione delle persone comuni». Il progetto Blaq-it nasce così, come spiega in un video il suo ideatore, il regista Fred Kuwornu, ovvero con l’obiettivo di offrire una prospettiva nuova sul fatto di essere italiani e neri.


La webserie

Storie di «nera ordinarietà» catalogate in una webserie. Cento in totale gli episodi che raccontano le storie e le vite di neri italiani che vivono in Italia o all’estero. Come le fondatrici di Afroitalian Souls, un blog creato «non soltanto per denunciare le discriminazioni, per non cadere nel vittimismo» ma anche per parlare di stile, di vestiti, di cultura – e di coppie miste (tra i video più apprezzati).


Tra i primi episodi già pubblicati c’è anche Marion Benti, studentessa di origini etiopi, cresciuta in Italia, diventata attivista per i diritti delle persone albine che, in alcuni paesi africani, sono oggetto di violenze e rapimenti a causa di superstizioni legate al colore della loro pelle. Altra storia di attivismo è quella di Aida Aicha, tra le fondatrici di Roots Evolution, un’associazione che si batte per la diversità.

Un tema, quello del rispetto della diversità, che la cronaca ripropone con regolarità – basta vedere per esempio il caso del ragazzo di origini cubane bloccato al collo da un ufficiale delle forze dell’ordine qualche giorno fa a Vicenza – e che le proteste Black Lives Matter, avvenute anche in Italia dopo l’uccisione di George Floyd, hanno posto con maggiore urgenza rispetto al passato.

Foto di copertina: Blaq-it

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