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Università, Sapienza, Pisa e Milano le prime italiane nella classifica Aewu Shangai 2020

16 Agosto 2020 - 12:05 Giada Giorgi
46 atenei italiani presenti nella top 1000 degli atenei a livello globale. Dopo le prime tre, Politecnico di Milano, Bologna, Padova e Torino nella fascia 200-300

Sul podio degli atenei italiani La Sapienza di Roma, l’Università di Pisa e l’Università Milano. È quanto stabilito dalla classifica dell’Academic Ranking of World Universities 2020 (Arwu) sui migliori atenei del mondo. Le tre realtà universitarie italiane si collocano nel range 151-200, mentre il Politecnico di Milano segue nella fascia 201-300 insieme alle Università di Bologna, Padova e Torino. A queste si aggiunge l’Università di Firenze, la Milano Bicocca e la Federico II di Napoli tra la 300esima e 400esima posizione. 

La lista delle top università a livello globale, la più accreditata tra le classifiche mondiali, è curata dall’organizzazione indipendente di ricerca sull’istruzione superiore del Shangai Ranking Consultancy e registra, nelle prime 1000 posizioni, 46 atenei italiani su oltre 2mila università analizzate. Un buon numero che lascia il primato incontrastato all’Università di Harvard, al primo posto da ben 18 anni. Subito dopo, nella seconda e terza posizione, la Stanford University e l’Università di Cambridge.

«Anche se non è rappresentato nelle prime 150 posizioni, monopolizzate dalle ricche università anglosassoni, il sistema universitario italiano vede più dei 2/3 degli atenei del Paese (42 su 67 statali oltre a 4 atenei privati) nelle prime 1.000 tra le top mondiali» commenta il rettore de La Sapienza Eugenio Gaudio.

Punteggi e fasce

Per le prime 100 università della classifica di Shanghai sono esplicitati la posizione e il punteggio secondo i parametri utilizzati. Le altre sono suddivise in gruppi da 50 – 100, mentre punteggio e posizione possono essere calcolati sulla base dei parametri.

I criteri di giudizio considerati dall’Arwu comprendono i premi internazionali e riconoscimenti accademici ricevuti dagli ex studenti, la qualità della ricerca, la produttività dei docenti. Tra le percentuali più alte di incidenza ci sono le pubblicazioni su Nature e il numero di ricercatori citati da Clarivate Analytics.

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