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Usa 2020, al via la convention democratica. Alec Ross, ex consigliere di Obama e Clinton: « È la notte di Michelle. Ma occhi puntati su AOC» – L’intervista

17 Agosto 2020 - 19:28 Marco Assab
Tra poche ore i big del partito democratico si riuniranno a Milwaukee per celebrare Joe Biden e ascoltare i discorsi dei leader. Abbiamo analizzato sfide e obiettivi con l'ex consulente del governo Obama

Negli Stati Uniti mancano poche ore all’inizio della convention democratica che, insieme a quella repubblicana in programma la prossima settimana, segna l’avvio del rush finale nella corsa alla Casa Bianca. I sondaggi sorridono a Joe Biden. Ma dopo il ribaltone di quattro anni fa la parola d’ordine in casa democratica è unità. «È più una tregua», spiega a Open Alec Ross, ex consigliere per l’innovazione di Barack Obama e Hillary Clinton, oggi Distinguished Visiting Professor alla Bologna Business School e autore di Il nostro futuro (Feltrinelli).

Alec Ross

Apparentemente il partito sembra essere unito attorno a Biden. È davvero così o è solo una “tregua”, come hanno osservato molti analisti?

«I democratici sono uniti dall’odio per Trump. Inoltre nonostante le differenze ideologiche, Sanders ha con Biden un rapporto personale migliore di quello che aveva con Hillary Clinton. Il senatore ha lavorato per creare la tregua, e Biden ha così accettato di piegarsi un po’ ideologicamente».

Quali saranno secondo lei i discorsi più importanti da seguire?

«Penso che tutti gli occhi saranno puntati su AOC (Alexandria Ocasio-Cortez ndr). Ha pochissimo tempo ma è un’ispirazione per le giovani generazioni. Un altro personaggio da seguire è di sicuro Obama, che di solito è molto “cool”. La gente starà a guardare per la potenza delle sue parole: sia quelle a sostegno di Biden, sia quelle contro Trump».

Come mai Alexandria Ocasio-Cortez parlerà solo per un minuto? Secondo lei sosterrà Biden?

«Penso che sia stato un errore dare ad AOC così poco tempo. Ha detto che sosterrà Biden, ma la domanda è se investirà il suo minuto sullo scontro Biden-Trump o su un tema più elevato».

Per Biden sarà determinante l’appoggio dell’ala progressista del partito. Sarà sufficiente la scelta di Kamala Harris, come vicepresidente, per ottenere il sostegno dei progressisti?

«Il fatto che Kamala Harris sia una donna di colore aiuterà con i progressisti… Può non esserci una corrispondenza ideologica, ma le questioni di inclusione razziale e di genere sono importanti per i progressisti, quindi potrebbe soddisfarli».

Viene data molta importanza a Michelle Obama, mentre sembra che i Clinton siano stati messi in secondo piano. Come mai?

«Tutti amano Michelle Obama. È vista universalmente come una donna gentile, amorevole e intelligente. I Clinton producono da sempre risposte molto più divisive. Conosco molto bene Hillary Clinton. Sono stato seduto dall’altra parte del suo ufficio per i quattro anni in cui ho lavorato per lei. Proprio lo scorso settembre eravamo insieme in Italia quando ha fatto il suo primo viaggio sul Lago di Como, quindi so che è anche una persona gentile, amorevole e intelligente, ma la caricatura che è stata fatta di lei è di qualcuno spietato. È stata sfortunata».

Come va letta la presenza alla convention democratica dell’ex governatore dell’Ohio, il repubblicano John Kasich? Sembra che all’interno del Partito repubblicano cresca il numero degli oppositori a Trump...

«La scommessa qui è che ci siano repubblicani moderati che forse hanno taciuto, ma che si sono sentiti offesi da Trump. Nel 2016 c’erano molte persone che hanno detto che non lo avrebbero sostenuto, ma lo hanno fatto una volta andate a votare senza dirlo a nessuno. Questa è una delle ragioni per cui i sondaggi erano così imprecisi. La speranza, oggi, è che ci siano repubblicani che non si schiereranno apertamente contro il presidente ma, una volta nella privacy della cabina elettorale, voteranno contro di lui».

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