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Viviana Parisi, trovato un certificato medico nella sua auto: soffriva di paranoia e crisi mistiche

19 Agosto 2020 - 08:28 Redazione
La traversata tra Venetico e Milazzo potrebbe essere giustificata dalla voglia di partecipare a un rito di rinascita alla Piramide della Luce

Sono passati undici giorni, era l’8 agosto, dal ritrovamento del cadavere di Viviana Parisi, nei pressi del Viadotto Pizzo Turda: la donna era partita da Venetico, Messina, in direzione Milazzo. Viaggiava con Gioele, suo figlio di 4 anni, tutt’oggi disperso. I due sono scesi dall’auto dopo un incidente di lieve entità all’altezza di Caronia. Se del piccolo non c’è ancora nessuna traccia, emergono nuove certezze sullo stato di salute di Viviana: «Soffriva di paranoia e ha avuto un crollo mentale dovuto a una crisi mistica». A dirlo è Claudio Mondello, uno dei legali della famiglia e cugino di primo grado del marito della donna, Daniele. La sua dichiarazione, riporta il Corriere della Sera, è corroborata dal certificato medico, rinvenuto dalla scientifica nel cruscotto dell’Opel Corsa abbandonata dopo l’incidente. Il documento risale allo scorso 17 marzo ed è stato sequestrato dalle forze dell’ordine. Forse la volontà di Viviana di raggiungere la Piramide della Luce a Motta d’Affermo, installazione artistica legata a riti spirituali è legata alla sua condizione psichica. Mentre l’esercito è stato coinvolto per cercare Gioele, l’autopsia sul corpo di Viviana rivela che la donna, se trovata in tempo, poteva essere salvata: è morta dopo ore di agonia «per un’emorragia, in seguito alle pesanti fratture che erano sul corpo, ma non in testa», spiega l’altro legale della famiglia, Pietro Venuti. Intanto, a Chi l’ha visto? su Raitre ha parlato uno degli operai tamponati dall’auto della donna: «Abbiamo sentito una frenata e una macchina ha sbattuto sul nostro mezzo, le ruote posteriori si sono rotte con tutti i cerchi. L’auto si è fermata 50 metri più avanti. Sono sceso a vedere ma non c’era nessuno. Non abbiamo visto il bambino, non sappiamo se c’era».

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