Coronavirus, al via la sperimentazione del vaccino italiano allo Spallanzani: «Pronto in primavera»

L’obiettivo è produrre entro la primavera. «Avere un vaccino italiano significa non essere schiavi e servi di altri Paesi che diranno ‘io prima’», spiega il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito

Il primo si è fatto avanti alle 8.30 di mattina, alla presenza dei vertici dell’ospedale, del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti accompagnato dall’assessore alla Sanità: è il volontario numero uno del primo vaccino totalmente italiano contro il Coronavirus che da oggi, 24 agosto, viene sperimentato presso l’istituto Spallanzani di Roma.


Per testare il vaccino – oggetto di un protocollo che coinvolge anche i ministeri della Salute e dell’Università e Ricerca – sono stati stanziati 8 milioni di euro, 5 da parte della Regione Lazio, girati direttamente allo Spallanzani, e 3 dal Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica. A realizzare, produrre e brevettare l’antidoto sarà la società biotecnologica italiana ReiThera di Castel Romano.


Produzione entro la primavera

Inutile dire che l’Istituto Spallanzani crede moltissimo nel progetto. «A noi interessa che il vaccino sia efficace. Se tutto avviene nei tempi programmati il nostro auspicio è che sia prodotto in primavera», ha detto il direttore sanitario Francesco Vaia: «Il primo volontario a cui stamattina è stata inoculata la dose di vaccino verrà tenuto in osservazione per 4 ore da una equipe poi tornerà a casa e verrà monitorato per 12 settimane» ha spiegato Vaia».

«Mercoledì proseguiremo con altri due volontari e così a seguire tutti gli altri fino a 24 settimane. Poi se tutto andrà bene ci saranno la seconda e la terza fase di sperimentazione che probabilmente faremo in un paese dell’America Latina dove il virus è in crescita». Il clima tra i volontari è molto positivo, al punto che, come ha spiegato lo stesso Vaia, molti si sono offerti di “devolvere il rimborso spese previsto alla ricerca».

«L’Italia con questo vaccino entra da protagonista nella guerra dei vaccini, non per arrivare prima ma per arrivare meglio e mettere il Paese in un sistema di parità. Perché avere un vaccino italiano significa non essere schiavi e servi di altri Paesi che diranno ‘io prima’», ha aggiunto il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito: «Il nostro è un protocollo complesso che garantirà la massima sicurezza».

Zingaretti, presente come governatore della Regione Lazio ma che, manco a dirlo, tiene al progetto anche come leader di partito di governo, dice, infine che sarà importante che il vaccino resti pubblico: «Il vaccino italiano sarà pubblico e a disposizione di tutti coloro che ne avranno necessità. La Regione seguirà passo dopo passo il processo di sperimentazione per arrivare il prima possibile alla distribuzione del vaccino».

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