Un appello a ristabilire la democrazia in Bielorussia, ma anche una denuncia delle violazioni dei diritti civili di fronte alle istituzioni europee: Svetlana Tikhanovskaya da Vilnius, dov’è fuggita l’11 agosto subito dopo le elezioni presidenziali, è stata audita dai membri della commissione Affari esteri del Parlamento europeo. Per il timore di essere arrestata, come successo a suo marito, attivista e precedente candidato rivale di Alexander Lukashenko, la donna si trova ancora in esilio.
«Le proteste non si fermeranno. Non siamo più l’opposizione, ma rappresentiamo la maggioranza», ha detto Tikhanovskaya, sottolineando che i cittadini bielorussi chiedono soltanto «elezioni libere ed eque». A Minsk, domenica 23 agosto, sono scese in piazza oltre 200mila persone che non accettano l’esito elettorale del 9 agosto. «Nelle ultime due settimane i bielorussi hanno dimostrato che non si arrenderanno e non si arrenderanno. La volontà del popolo non verrà infranta».
Tikhanovskaya ha voluto precisare che le proteste nel suo Paese non costituiscono un tentativo di golpe, non sono violente, «ma si tratta di una battaglia per la democrazia. Non è né una rivoluzione pro-Russia, né anti-Russia. Non è né una rivoluzione anti-europea, né una rivoluzione pro-europea», ha dichiarato. «È una rivoluzione democratica. È lo sforzo di una nazione di decidere da sola. È lo sforzo del popolo di eleggere liberamente ed equamente i suoi leader e di decidere il suo destino».
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