Bielorussia, l’ultimo schiaffo di Lukashenko: chiudere le imprese dove si sciopera

«Se qualcuno non vuole lavorare, non forziamolo. Il Paese sopravviverà», ha detto il presidente bielorusso

In Bielorussia non sono bastate le proteste oceaniche a far recedere dai suoi intenti Aleksandr Lukashenko. “L’ultimo dittatore d’Europa”, come viene chiamato, non farà nessun passo indietro. Secondo quanto riferito dall’agenzia russa Tass, all’ondata di scioperi nel Paese il presidente ha risposto per le rime, ordinando dal 24 agosto la chiusura di tutte le imprese in cui il personale è in sciopero.


«Se qualcuno non vuole lavorare, non forziamolo. Il Paese sopravviverà. Ma se un’impresa non funziona lunedì metteremo il lucchetto ai cancelli, la gente si calmerà e decideremo chi invitare in questa impresa», ha detto Lukashenko durante un raduno a Grodno.


La scorsa settimana, visitando una fabbrica di trattori, il presidente ha chiarito che non ci saranno nuove elezioni. Considera infatti valide quelle che, con l’80% dei consensi, lo hanno riconfermato per la sesta volta alla guida del Paese. Ma proprio durante questa occasione alcuni operai gli hanno gridato di andarsene, contestandolo apertamente.

Nelle strade non sembra esserci traccia di quell’80% che lo avrebbe sostenuto alle urne. E mentre le proteste continuano, ieri, durante una visita all’agroalimentare di Dzerzhinsky, Lukashenko ha anche detto che farà di tutto per stabilizzare la situazione: «Potete criticarmi o no, ma io sono il presidente finora e perseguirò una politica dura per stabilizzare la situazione nel Paese».

Tensione con l’Occidente

Mercoledì scorso il Consiglio europeo, presieduto da Charles Michel, ha deciso l’imposizione di sanzioni contro Minsk per le gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza durante le proteste. L’Europa non ha riconosciuto l’esito delle elezioni, in quanto svolte in un contesto che non risponde ai criteri internazionali.

Presa di posizione che non ha per nulla intimorito Lukashenko, forte del sostegno di Mosca. «I Paesi occidentali, direttamente, senza nasconderlo, annunciano apertamente la raccolta di fondi e il loro reindirizzamento verso la Bielorussia, lo vediamo», ha accusato il presidente bielorusso. «Naturalmente non possiamo rintracciare tutti i finanziamenti che vengono inviati qui perché molti sono in contanti. Ma noi lo sappiamo e ci concentreremo su questo problema».

Foto in copertina: ANSA / YAUHEN YERCHAK

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