Coronavirus, i numeri in chiaro. Il matematico Sebastiani: «Nonni a rischio con il rientro a scuola: temo altri morti. Usate le mascherine a casa»

Il matematico analizza per Open gli ultimi dati dell’epidemia: +1.367 i nuovi casi nelle ultime 24 ore, mai così alti dal 12 maggio

«Mi preoccupa il trend in crescita delle terapie intensive. Questo significa che non si tratta di una banale influenza e che il Coronavirus non è cambiato affatto». A parlare a Open è Giovanni Sebastiani, ricercatore del Cnr che si occupa di studiare l’applicazione di modelli statistici alla medicina. Secondo i dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, sono +1.367 i nuovi contagi: mai così alti dal 12 maggio. Ma è anche record di tamponi: 93.529.


«Ora a contagiarsi sono i giovani che si ammalano meno ma, se viene rotta la barriera generazionale, ovvero se i ragazzi andranno a infettare gli anziani, allora ci saranno nuovi morti. Cosa succederà nelle prossime settimane? I contagi, se non cambiamo il nostro comportamento, continueranno a salire, anche 2-3mila al giorno», dice Sebastiani.


«Impennata di casi in Sardegna»

«Le regioni più colpite restano la Lombardia e il Lazio, ovvero le più numerose, seguite da Veneto ed Emilia-Romagna» spiega il matematico. Adesso a preoccupare sono anche le isole, prese d’assalto dai turisti (che quest’anno hanno preferito l’Italia ad altre mete, ndr). Basti pensare alla «Sardegna che ha avuto un’impennata di casi, con un aumento esponenziale, a differenza per esempio della Sicilia».

Ecco perché i nonni sono a rischio

Ma quello che terrorizza gli esperti è il ritorno tra i banchi: «I nonni, come sempre, staranno a casa con i nipoti, una volta rientrati da scuola. Così il contagio correrà sempre di più tra le mura domestiche. Ecco perché sarebbe opportuno usare la mascherina anche a casa», suggerisce Sebastiani.

«Il virus – conclude il matematico del Cnr – si sta diffondendo in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, non solo più in Lombardia. E non colpisce soltanto i vacanzieri: i contagi si registrano anche nelle comunità, come quelle religiose, o in ambito lavorativo, come nelle fabbriche, o tra persone meno abbienti che vivono in spazi ristretti».

Foto in copertina di Vincenzo Monaco

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