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Coronavirus, Gaza è in lockdown. E Israele rafforza l’embargo sulla Striscia dopo gli scontri con Hamas

Gaza
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Da metà agosto i 2 milioni di abitanti di Gaza vivono con quattro ore di elettricità al giorno. Ora devono fare i conti anche con le restrizioni anti-contagio

Da lunedì le autorità di Gaza hanno imposto un lockdown nell’enclave palestinese dopo aver rilevato un focolaio di contagi da Coronavirus nel campo profughi di al-Maghazi. Hamas – il gruppo che governa la Striscia di Gaza dal 2007 – ha proclamato lo stato di emergenza, mentre continua lo scontro con Israele con il lancio di palloni incendiari da parte dell’organizzazione palestinese e la risposta di Tel Aviv con il lancio di razzi su postazioni militari dentro Gaza.

I lanci da parte di Hamas sono iniziati a metà agosto a seguito del riavvicinamento tra Israele ed Emirati, e per chiedere il rispetto dell’accordo informale raggiunto a inizio anno tra Hamas e il governo per l’allentamento di alcune delle restrizioni in vigore da 13 anni.

Il blocco di Israele

Negli ultimi dieci giorni, gli attacchi da Gaza hanno provocato incendi e danni nei campi agricoli nel Negev. In risposta Israele ha imposto un ulteriore blocco sulle esportazioni nella Striscia, permettendo solo il passaggio di cibo e medicinali. Una situazione già esplosiva che va ad aggiungersi a quella sanitaria provocata dalla pandemia. Gaza è già sotto embargo già dal 2007, ma le ulteriori misure restrittive imposte dal governo israeliano hanno portato a un blocco dei rifornimenti di gasolio. Così gli abitanti della Striscia si trovano ora a vivere con solo quattro ore di elettricità al giorno dopo che la centrale elettrica è stata costretta a chiudere il 18 agosto.

La situazione sanitaria

A Gaza vivono 2 milioni di persone e la mancanza di elettricità è un problema soprattutto per gli ospedali. Già stremati dalla mancanza di attrezzature e rifornimenti adeguati, il taglio della corrente sta mettendo ancora più in crisi un sistema sanitario già provato da anni di embargo. «Il fatto che ciò accada in aggiunta alle sfide esistenti del sistema sanitario è motivo di preoccupazione per noi» ha affermato il dottor Ayadil Saparbekov, capo della squadra per le emergenze sanitarie locali dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Intanto per far fronte all’aumento dei contagi – 109 rilevati da marzo nelle strutture per la quarantena – Hamas ha chiuso locali pubblici e diviso – come previsto dai protocolli di emergenza – la Striscia in cinque settori isolati l’uno dall’altro. «Il blocco in corso – ha detto inoltre il portavoce di Hamas Fawzi Barhoum -, il peggioramento della crisi energetica e l’impedimento all’arrivo di beni, combustibile e medicinali nella Striscia sono crimini contro l’umanità che non possono e non debbono essere tollerati».

Foto copertina: EPA/MOHAMMED SABER

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