Una spesa che deve essere sostenuta. Il professore Massimo Galli appoggia in pieno il piano Crisanti sui test per il Coronavirus, ritenendo inevitabile un investimento come quello proposto dal virologo dell’Università di Padova. Il virologo fautore del modello Veneto ha presentato al ministero un piano di 250-300mila test al giorno. Venti laboratori, uno per Regione, più 20 unità mobili per raggiungere i focolai che spuntano sui vari territori. Il tutto a un costo di 40 milioni.
Galli spiega al Fatto che «i conti fatti da Crisanti sono giusti». «Al momento un potenziamento di questo genere non è evitabile», dice Galli, sottolineando come l’idea dei laboratori non sia però sufficiente per garantire un’adeguata capacità diagnostica in caso di aumento di contagi e tracciamenti necessari. «Serve un potenziamento a larga scala della medicina territoriale in toto, partendo dalla rete di pediatri e medici di famiglia».
Ora 90mila tamponi, ma l’obiettivo è quota 300mila
Riguardo alla necessità di prevedere altri tamponi, Galli non ha dubbi: aumentare il numero di test è la strada giusta. «Stiamo trovando più asintomatici perché li stiamo cercando, specie in chi torna dalle ferie», spiega, ribadendo come i numeri proposti da Crisanti siano ancora lontani da quelli attuali. «Crisanti ha parlato della necessità di 300 mila tamponi al giorno. Ora siamo entusiasti quando arriviamo a 80-90mila». L’obiettivo è quello di individuare gli asintomatici, fondamentali come spiega Galli «perché serbatoio di distribuzione del virus verso i più fragili».
I test nelle Rsa e nelle scuole
Secondo il professore le ultime dinamiche di contagio nelle Rsa non differiscono da quelle viste a inizio pandemia. «Il virus è entrato probabilmente portato da qualcuno del personale, visto che i contatti tra gli ospiti e i parenti sono molto contingentati», e per questo i controlli periodici agli operatori si fanno sempre più urgenti.
Il discorso dell’infettivologo non cambia per le scuole. «Il test sierologico per il personale della scuola è necessario per i medesimi motivi delle Rsa», spiega. E proprio a proposito del rientro a scuola, Galli spiega che un’opzione potrebbe essere iniziare a lavorare su campioni di saliva degli studenti. «Un conto è fare 30 tamponi, un altro è chiedere ogni 7 o 15 giorni a tutti i ragazzi un po’ di saliva, mettere il materiale insieme e analizzare questo campione», dice, sottolineando come solo in caso di risultato positivo scatterà la procedura del tampone per tutti.
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