Coronavirus, l’allarme degli anestesisti: «I nuovi casi non sono meno gravi di quelli di marzo. Le terapie intensive? In aumento»

Il presidente Vergallo mette in guardia: «Non ci convince quanto detto da alcuni in questi mesi che il virus sia diventato meno aggressivo. La curva epidemica sta risalendo, così come i casi in terapia intensiva»

Il presidente nazionale dell’associazione Anestesisti rianimatori ospedalieri italiani prende posizione a proposito della crescita dei nuovi contagi da Coronavirus registrata nelle ultime settimane e della credenza diffusa che le nuove infezioni abbiano carica virale più bassa rispetto alle prime di inizio 2020. «La curva epidemica si sta alzando, e così anche il numero di persone ricoverate in terapia intensiva. E i malati di Covid-19 che vengono ricoverati in questi reparti non sono meno gravi di quelli arrivati a marzo o aprile», afferma con forza Alessandro Vergallo, presidente nazionale di Aaroi-Emac.


«Non ci convince quanto detto da alcuni in questi mesi che il virus sia diventato meno aggressivo – mette in guardia il presidente nazionale degli anestesisti -. La curva epidemica sta risalendo, così come i casi in terapia intensiva, che hanno un’età media più bassa».


Stando ai dati contenuti nell’ultimo report settimanale sull’epidemia da Coronavirus, messo a punto dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero della Salute, l’età mediana dei casi diagnosticati è scesa fino ai 32 anni. E nel corso della terza settimana di agosto era addirittura arrivata a toccare i 29 anni. La circolazione del virus – si legge nel rapporto – avviene oggi «con maggiore frequenza nelle fasce di età più giovani, in un contesto di avanzata riapertura delle attività commerciali (inclusi luoghi di aggregazione) e di aumentata mobilità».

A ogni modo, conclude il presidente nazionale degli anestesisti, «per fortuna siamo lontani dal livello di allarme rosso dei mesi di marzo e aprile, grazie al contenimento sociale».

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