Referendum, il Pd approva il “sì” al taglio dei parlamentari. Zingaretti: «Poi verranno altre riforme»

Zingaretti può cantare vittoria. Nella sua relazione il segretario dem ha detto che una vittoria del No non farebbe cadere necessariamente il governo. Ma all’esito delle Regionali resta di fatto collegato il futuro dell’esecutivo

La direzione del Pd conferma la linea del segretario Nicola Zingaretti per il sì al referendum sul taglio dei parlamentari, con 188 voti a favore, 18 no e 8 astenuti. In 11 non hanno non hanno partecipato al voto. Separatamente è stata votata anche la relazione di Zingaretti: 213 hanno votato a favore, uno si è astenuto e 6 non hanno preso parte al voto.


Si al referendum, per avere più riforme

Nel corso della direzione nazionale del Partito democratico, il segretario aveva risposto ai mal di pancia interni sulla nascita e la tenuta dell’esecutivo con il Movimento 5 Stelle. «Il Pd in uno scenario di rischi e opportunità è al governo del Paese e noi siamo percepiti come forza seria che dà stabilita all’Italia, dentro e fuori», aveva detto. «Difendo la scelta di far nascere il governo, una scelta lungimirante. Senza questo governo non avremmo retto l’impatto» del Coronavirus, ha proseguito.


Il segretario dem aveva usato toni duri nei confronti della Lega dopo che ieri Matteo Salvini aveva auspicato un 7-0 alle Regionali. «Con i sovranisti l’Italia avrebbe affrontato in solitudine la pandemia», ha dichiarato Zingaretti. «Ricordiamo che tra i sovranisti fino a poco tempo fa c’era anche il M5s, diventata ora una forza europeista… Altro che forza subalterna, è una nostra vittoria».

Sull’appuntamento delle regionali: «Non possiamo sbagliare. Non è in gioco un’alleanza di governo, non il destino del Pd ma la tenuta della nazione per i prossimi anni. Compito del Pd è guidare la transizione verso una nuova Italia. Siamo il motore perché le cose cambino».

I dem, assicura, non sono al governo «a tutti i costi», ma finché l’esecutivo «fa cose utili al Paese. Nel momento in cui la Repubblica dovesse entrare in una situazione involutiva, l’impegno del Pd sarebbe inutile. Ma io non credo che siamo in questa situazione, credo anzi che le sfide che abbiamo davanti aprano nuove possibilità».

Il referendum

E sulla via del cambiamento c’è proprio quel referendum per il quale si voterà in contemporanea con le regionali nelle Marche, in Toscana, Campania, Liguria, in Veneto, Puglia e Valle d’Aosta. Un appuntamento che come sempre accade diventa un test di gradimento sul governo nazionale (con buona pace di, per esempi, Debora Serracchiani che oggi, entrando in direzione, ha consegnato ai giornalisti la convinzione che dal destino dei territori non dipende quello della maggioranza, d’altro canto lo ha ribadito anche il premier Giuseppe Conte).

E il cui risultato è destinato a influenzare il futuro della legislatura (sul tavolo anche le ipotesi di rimpasto e di elezioni anticipate a seconda di quante Regioni porterà a casa il centrodestra) ma anche quello di Nicola Zingaretti e il suo posto nel partito, nella maggioranza, nella stessa regione che oggi governa.

Il referendum, si diceva. Il leader dem propone il Si alla conferma del taglio dei parlamentari. Nega che una vittoria del No farebbe cadere l’esecutivo. Nega che la vittoria del Sì renda il vento del populismo inarrestabile. «Ma dobbiamo respingere le motivazioni banali che il taglio del numero dei parlamentari farebbe risparmiare soldi allo stato», dice Zingaretti. Motivazioni su cui pure si basa la campagna referendaria degli alleati grillini.

«I risparmi sarebbero minimi e non costituiscono il motivo principale del sì. Il motivo principale sta nel fatto che a questo atto possono seguire altre riforme», dice il segretario (a un partito che resta tutt’altro che compatto in questa scelta, qui e nelle urne). E infatti, spiega ancora, il Pd, dopo il taglio dei parlamentari, avanzerà immediatamente la proposta del bicameralismo perfetto: Zingaretti spiega di aver raccolto la mozione avanzata da Luciano Violante per raccogliere le firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per il bicameralismo differenziato.

In copertina ANSA/FABIO FRUSTACI | Il segretario del PD, Nicola Zingaretti durante la conferenza stampa di presentazione delle linee guida del Partito Democratico sul Recovery Fund e della campagna per le elezioni regionali e amministrative ”Dalla parte delle Persone”, Roma 5 settembre 2020.

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