Fondi Lega, arrestati tre commercialisti coinvolti nell’inchiesta su Lombardia Film Commission

I tre professionisti sono vicini al Carroccio. Nello studio di Scillieri era domiciliata la “Lega per Salvini premier”, mentre Di Rubba e Manzoni sono stati revisori per i gruppi parlamentari della Lega

Sono finiti agli arresti domiciliari i tre commercialisti vicini alla Lega coinvolti nell’inchiesta milanese nell’ambito della vicenda di Lombardia Film commission e della compravendita di un immobile a Cormano, in provincia di Milano. I tre professionisti – Arturo Maria Scillieri, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni – sono ai domiciliari da questo pomeriggio. I reati che sono loro contestati a vario sono il peculato, la turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente e la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Insieme a loro, c’è anche una quarta persona a essere finita ai domiciliari. Si tratta di Fabio Giuseppe Barbarossa.


Va detto che i professionisti sono vicini in qualche modo al Carroccio. Nello studio di Scillieri, per esempio, nel 2017 era domiciliata la “Lega per Salvini premier”, mentre Di Rubba e Manzoni sono stati revisori per i gruppi parlamentari della Lega. Di Rubba fu anche presidente di Lombardia Film Commission, su nomina della giunta guidata da Roberto Maroni. A luglio era stato arrestato Luca Sostegni, prestanome nella compravendita della sede della Film Commission.


Quando a luglio 2020, la guardia di finanza perquisì la sede di Lombardia Film Commission, il leader della Lega Matteo Salvini aveva detto di essere «assolutamente tranquillo»: «Non do giudizi sulle inchieste, non ho paura di niente e di nessuno». Poi era tornato a rifersi ai 49 milioni così: «Inchiesta più inchiesta meno: non so più quante ne ho. Sui soldi in Russia, sui soldi in Svizzera, sui soldi in Liechtenstein. Non ci sono, quindi…». Anche in questa circostanza, la reazione della Lega – arrivata tramite l’ufficio stampa del gruppo del Senato, è stata del tutto simile: «Assolutamente tranquilli, finirà in nulla come tante altre inchieste che cercavano soldi in Russia, in Svizzera o in giro per il mondo che non c’erano».

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