Referendum, i Millennials di Italia Viva si schierano per il No e fanno campagna con +Europa: è l’addio dei giovani a Renzi?

Era stato il senatore di Scandicci a lanciare molti di loro in assemblea nazionale del Pd e a garantire loro visibilità nelle diverse edizioni della Leopolda

Quando Davide Faraone, senatore di Italia Viva, alla scuola di politica “Meritare l’Europa” dello scorso agosto ha annunciato che il partito avrebbe lasciato libertà di scelta sul voto referendario, molti dei 250 ragazzi presenti hanno storto il naso. Tra loro, una quota non indifferente era composta dai Millennials, associazione nata per avvicinare i ragazzi alla politica ma, di fatto, la costola giovanile prima del Pd all’epoca di Matteo Renzi e adesso della sua nuova creatura, Italia Viva.


Fino ad oggi, almeno: la mancanza di un indirizzo chiaro sul referendum, mascherata sotto l’egida della libertà di voto, non è stata digerita da chi ha sempre seguito il senatore di Scandicci proprio per la sua attitudine decisionista. Tant’è che la fondatrice dei Millennials, Arianna Furi, già nella direzione nazionale del Pd proprio su chiamata di Renzi, ha deciso di prestare il suo volto alla campagna per il “no” organizzata da +Europa.


E nelle locandine, accanto al logo «Un taglio alla democrazia? No grazie», fatto con i colori del partito di Emma Bonino, compare anche il simbolo dei Millennials. «È un evento trasversale promosso da +Europa. Raccoglie le voci di chi è per il “no” al referendum», risponde Furi a chi le chiede di un suo possibile passaggio ai Radicali. Il dubbio, però, è lecito: è iniziato un rito di addio a Renzi da parte dei giovani che lui stesso ha lanciato in assemblea nazionale del Pd e poi in Italia Viva?

I tre indizi

Sia sulle pagine social ufficiali dei Millennials che sugli account dei personaggi più in vista dell’associazione campeggia il logo di +Europa in relazione alla campagna per il “no”. E non è nemmeno tanto velata la frecciatina che Furi ha spedito ai grandi del suo partito: «È interessante riflettere su come in queste situazioni che hanno un forte impatto sul futuro di tutti noi, siano i giovani prima di tanti altri a prendere posizione – scrive in un suo articolo sul blog dell’Huffington Post -. Forse le troppo spesso sottovalutate generazioni Millennials e Z riescono in queste situazioni ad avere una maggiore lucidità rispetto a molti adulti».

Sulla pagina Instagram dei Millennials, le parole sono ancora più perentorie: «Basta con l’antipolitica! I Millennials si schierano per il No – e come didascalia – Votare Sì è solo populismo e antipolitica». Un messaggio evidentemente rivolto anche a deputati e senatori di Italia Viva che voteranno a favore della riforma costituzionale.

Ma avvisaglie di malcontento, o quantomeno di disillusione nei confronti della creatura renziana, si erano già segnalate nell’ultima edizione della scuola di formazione del partito “Meritare l’Europa”. A Castrocaro Terme, a fine agosto, non si sono presentati alcuni coordinatori di spicco dei Millennials. Anche Furi non ha partecipato agli incontri e Gessica Laloni, giovane fedelissima di Renzi che proprio insieme a Furi e altre due ragazze aveva presentato la Leopolda 2019, è arrivata soltanto in occasione dell’evento conclusivo.

Terzo indizio: l’abbandono dei gruppi Whatsapp di alcuni ragazzi dei Millennials – soprattutto nelle regioni dove si voterà per il rinnovo del Consiglio regionale -, e una scarsa partecipazione di alcuni esponenti di rilievo nell’associazione: «Come se avessero abbandonato la barca senza comunicarlo ufficialmente», ci dice una fonte.

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REFERENDUM, I MILLENNIALS SI SCHIERANO PER IL NO. Votare sì è solo populismo e antipolitica. Si diminuisce la rappresentanza dei cittadini. Il numero di Parlamentari presenti oggi nel nostro Paese corrisponde a un deputato ogni 96.006 abitanti e un senatore ogni 200.000. Se vincesse il Sì al Referendum, per risparmiare un costo annuo pari ad un caffè a testa (lo 0,007% della spesa pubblica italiana), sparirebbero 115 senatori e 230 deputati, portando il principio della rappresentanza a un deputato ogni 151.210 elettori e un senatore ogni 302.420. Verrebbe dunque dimezzata la rappresentanza popolare in Parlamento. È una scelta autolesionista che porterebbe al dimezzamento del valore e del peso di ciascuno dei nostri voti. Questa riforma svilisce il ruolo del Parlamento riducendo la rappresentatività. Se prendiamo infatti il rapporto tra cittadini e rappresentanti eletti alla Camera dei deputati e lo confrontiamo con quello degli altri Paesi europei, l’Italia diventerebbe il Paese peggiore in Ue per il rapporto tra numero di cittadini e deputati. Ultima tra 28, includendo anche il Regno Unito. Più che inutili tagli lineari, quello che bisogna fare è riorganizzare il Parlamento in modo che possa essere efficiente. Il vero problema non sta nel numero dei parlamentari, bensì nei processi elettivi, nel funzionamento del Parlamento e nei tempi del potere legislativo. Quello che proponiamo come Millennials è una riorganizzazione delle funzioni delle due Camere e del rapporto tra Stato e Regioni. Siamo stanchi di una politica fatta di slogan che pensa di parlare alla pancia dei cittadini invece che alla loro testa, fatta di grandi manifesti con enormi forbici che tagliano poltrone. Noi votiamo No perché la diminuzione del numero dei parlamentari non rappresenta la svolta di cui il nostro Paese ha bisogno, ma solo un mero attacco al valore delle istituzioni e della Politica, quella che anni di grillismo ha ridotto a uno scherno, ma che è invece la più alta forma di rappresentanza della democrazia.

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«Non è colpa di Matteo, ma…»

Nessuno, però, attacca apertamente Renzi sulle scelte politiche. Ciò che i ragazzi di Italia Viva sembrano soffrire è l’assenza di un’organizzazione nella vita di partito e la mancanza di coinvolgimento per le scelte interne. «Diversi ragazzi si stanno tirando indietro da questa avventura politica – afferma un altro giovane iscritto al partito -. Riconosciamo Renzi come un leader, ma non crediamo più nel soggetto politico da lui creato».

Un altro, che ha già deciso di abbandonare Italia Viva, dichiara: «Ci abbiamo creduto, ma qui non c’è spazio per i giovani che vogliono crescere. Lo status quo si perpetua ormai da due anni: c’è disorganizzazione, mancanza di progettualità. In Italia Viva tutto cambia perché nulla cambi».

«I Millennials sono soprattutto parole – racconta una terza fonte interna all’associazione -. Sì, è vero che ci sono importanti battaglie vinte, ma restano poche e ora serve altro! È da anni che faccio parte del gruppo e nella mia regione non ho mai visto un’iniziativa svolta e organizzata dai Millennials. Da anni i coordinatori regionali sono sempre gli stessi e non si mettono mai in discussione».

La replica di Furi: «Io una tessera in tasca ce l’ho già, ed è quella di Italia Viva»

La presidente dei Millennials ha scritto a Open per spiegare la sua posizione: «Italia Viva ha deciso di lasciare libertà di voto per questo referendum, fortunatamente viviamo in una democrazia e ognuno è libero di prendere la propria posizione. Io sono convintamente a sostegno del No al referendum così come la community dei Millennials e continuerò a spiegarne le ragioni fino al giorno del voto».

«Lo diremo sui social, nelle dirette e in qualunque evento a cui saremo invitati a partecipare se servirà a coinvolgere altri nostri coetanei in questa battaglia. +Europa ha organizzato una maratona oratoria a cui hanno partecipato rappresentanti dalla società civile e politica tra cui esponenti del Pd, di Italia Viva, di Forza Italia; c’erano parlamentari, sindaci, docenti universitari, e c’eravamo anche noi Millennials».

«Ho collaborato alla organizzazione della scuola di formazione “Meritare l’Europa” alla quale non sono stata presente perché impegnata a Roma col mio lavoro, una iniziativa che ci ha dato tanta soddisfazione ed emozione alla quale hanno partecipato ben 200 Millennials sui 250 partecipanti totali. Facciamo meno polemiche: io una tessera in tasca ce l’ho già, ed è quella di Italia Viva».

In copertina ANSA / ETTORE FERRARI | Il leader di Italia Viva Matteo Renzi (C) con la fondatrice di Millenials Arianna Furi (D) durante una conferenza stampa sulla proposta di estendere ai giornali on line ”18 app”, Roma, 23 gennaio 2020.

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