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Troppa paura del Covid, voto a rischio. A Milano il comune chiede aiuto ai social: «Cercasi presidenti di seggio»

19 Settembre 2020 - 08:12 Giada Giorgi
Continui «Non posso» nel giro di poche ore e forfait per i tamponi. L'effetto Covid ha spezzato il rito della corsa al seggio in molte parti d'Italia

A.A.A. presidenti cercasi. È di poco fa l’appello social del Comune di Milano che invoca nuove candidature per il ruolo di presidente di seggio in vista dell’imminente referendum costituzionale di domani e dopodomani. Rinunce last minute che in poche ore hanno raggiunto il centinaio e che, tra le mura dell’ufficio elettorale milanese, hanno fatto scattare l’allarme ricerca. Candidature aperte fino alle 16 di questo pomeriggio con l’obiettivo, per l’alba di domattina, di scongiurare lo scenario seggi deserti.

Gli effetti del Covid arrivano dunque anche per gli addetti ai lavori del voto regionale, non proprio entusiasti di esporsi al passaggio giornaliero di decine e decine di cittadini in ambiente chiusi.

Un rito spezzato e scrutatori in fuga

«Spiacente, non posso più» e così 450 scrutatori disertano l’incarico e lasciano vuoti i seggi elettorali. Succede in una Firenze in fermento per le elezioni regionali, dove la difficoltà di preparare gli ambienti adatti ad accogliere centinaia di persone è passata di colpo in secondo piano, dopo un dietro front di massa. La paura del contagio di fatto resta l’ipotesi più accreditata per motivare un fenomeno che a Firenze non ha mai avuto precedenti.

Ma il deserto dei seggi non ha certo riguardato solo il capoluogo toscano. Il rito della corsa al seggio, da sempre opportunità di piccola ma agognata somma di guadagno, (nel caso del referendum 104 euro, 53 per i seggi speciali) e di giorni franchi dal lavoro ordinario si è spezzato anche in molte altre parti d’Italia. A Imperia, in Liguria, a rinunciare sono stati 114 scrutatori su 180, con corsa annessa del comune per sostituire le defezioni, arrivate tutte insieme e nel giro di poche ore. Una sfida contro il tempo anche per arginare i timori dei nuovi nominati e garantire sulla sicurezza delle operazioni di voto e di spoglio.

Se all’alba di domenica 20 anche loro dovessero ripensarci e non fare presenza al seggio di appartenenza, il presidente sarebbe costretto a procedere per una nuova nomina, letteralmente pescando tra gli elettori presenti. Si entra votanti e si esce scrutatori dunque, in una situazione a quanto pare forse troppo sottovalutata nei giorni addietro.

L’esercito dei «mi dispiace»

L’esercito di scrutatori palermitani conta 600 componenti rinunciatari. Su un totale di 1.869 nominati complessivi, la carica delle defezioni ha messo a dura prova l’amministrazione comunale di Palermo. Alle centinaia di lettere arrivate, è seguito il giro forsennato di seconde e terze chiamate da parte dell’ufficio elettorale per poter tappare i buchi.

Stessa storia nel comune di Savona in cui i “mi spiace” sono stati 55. Un numero rilevante, considerati i 61 seggi complessivi. Uno su cinque, nel capoluogo ligure, ha preferito fare un passo indietro. E la tendenza nazionale non sembra andare troppo lontano dalle statistiche locali. La media in tutto il Paese è di circa uno scrutatore rinunciatario su tre, un presidente di seggio ogni quattro.

Anche per i presidenti di seggio la situazione non è andata di certo meglio. In Campania l’impennata di disdette si è registrata proprio da parte loro, con numeri ancora non ufficiali da parte della Corte di Appello di Napoli che però ha trascorso gli ultimi giorni a lavorare su decine di sostituzioni. Il timore è quello di un progressivo aumento di “non posso”, considerata anche la possibilità di dare disdetta fino al giorno prima delle elezioni.

Forfait anche per i tamponi

Se la paura del contagio sembra farla da padrone, le opportunità per poter svolgere in maggiore sicurezza il proprio ruolo pare non siano state sempre apprezzate né da scrutatori né da presidenti. A Padova dei 1.200 scrutatori nominati solo in 60 hanno approfittato del servizio sanitario del tampone rapido, messo a disposizione proprio per gli addetti ai lavori del voto. Stessa cosa per Vicenza, con 310 test effettuati su 3.336 persone, e per Belluno, che si classifica come la peggiore, con solamente 15 scrutatori che hanno scelto di sottoporsi al test rapido, su 1.467.

La possibilità in più di tenere sotto controllo i contagi anche grazie a un servizio come quello del tampone rapido non ha convinto gli scrutatori, che avrebbero potuto accedere al test senza dover prenotare e ricevere il risultato nel giro di 5-10 minuti. E mentre anche a Roma, il comune è stato costretto ad emettere una seconda e terza richiesta urgente, seguìto dai timori dei seggi pugliesi di Foggia e Corato, ci si avvicina a votazioni senza dubbio anomale. Tra l’effetto vacanze estive e lavoro agile, l’ombra della pandemia rende dunque complicato anche trovare qualcuno disposto ad occupare le (un tempo) agognate seggiole da scrutatore.

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