Appendino condannata a 6 mesi per falso. «Non mi dimetto da sindaca, ma mi autosospendo da M5S»

La sindaca è stata assolta dal reato di abuso d’ufficio

La sindaca di Torino Chiara Appendino è stata condannata a sei mesi per falso in atto pubblico e assolta per il reato di abuso d’ufficio nel processo Ream. La sindaca ha sempre mantenuto la sua innocenza, dichiarando di aver agito «nell’interesse della città». Per questo motivo aveva scelto di essere giudicata con rito abbreviato. Oltre a lei sono stati condannati, rispettivamente a sei e otto mesi, anche l’assessore al Bilancio Sergio Rolando e l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana. Il direttore finanziario Paolo Lubbia è stato prosciolto.


Il processo Ream

I procuratori aggiunti Enrica Gabetta e Marco Gianoglio avevano chiesto per la prima cittadina una condanna a un anno e due mesi di reclusione. Secondo la Procura, il Comune avrebbe omesso di inserire nel bilancio 2017 5 milioni versati come caparra dalla società Ream, che durante la precedente amministrazione comunale si era occupata di riqualificare l’ex area Westinghouse.


Appendino non si dimette. Il Consiglio le conferma la fiducia

Essendo stata assolta dal reato di abuso d’ufficio Appendino non sarà costretta a rassegnare le dimissioni dalla carica di sindaca, come lei ha già dichiarato di non essere intenzionata a fare. La sindaca ha aggiunto però che intende auto-sospendersi dal Movimento 5 Stelle.

Nel frattempo il Consiglio comunale ha confermato la fiducia nei confronti della sindaca, dichiarando di aver «deciso di continuare a sostenere Appendino fino alla fine del mandato». I consiglieri hanno aggiunto di essere sempre stati convinti della sua buona fede.

L’avvocato della sindaca, Luigi Chiappero, ha detto di essere fiducioso di poter ribaltare la sentenza dichiarando che «la tenuità della condanna dimostra l’irrilevanza del fatto». Anche l’ex capo di gabinetto di Appendino, Paolo Giordana, ha dichiarato di essere intenzionato a fare appello contro la sentenza.

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