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Giorgia Meloni è la nuova leader dei conservatori europei. E da oggi Salvini è un po’ più solo

29 Settembre 2020 - 13:23 Federico Bosco
L’Ecr è un partito conservatore, liberista, di impianto cristiano-cattolico e ha ottimi rapporti coi Repubblicani americani e con il Likud

Ieri sera Giorgia Meloni è stata eletta Presidente del partito dei Conservatori e riformisti europei (Ecr), facendo di lei l’unica donna alla testa di un partito del Parlamento europeo. La decisione è stata presa con il consenso pieno di tutte le componenti del gruppo, e proietta definitivamente la leader di Fratelli d’Italia (FdI) sullo scena internazionale.

Scegliendo Meloni, l’Ecr toglie anche dal tavolo ogni possibile ipotesi o speculazione su una svolta moderata di FdI in favore del Partito popolare europeo (Ppe), e attribuisce alla formazione più in crescita della scena politica italiano un ruolo centrale. 

Sicuramente un ruolo importante nell’ascesa della Meloni l’ha avuto l’ex forzista Raffaele Fitto, che nel 2015 lasciò il Ppe per aderire al gruppo conservatore, aprendo la strada all’ingresso di FdI nel novembre 2018 (all’epoca senza eurodeputati). Ieri probabilmente si è chiuso il cerchio di un’idea concepita qualche anno fa. 

Chi sono i conservatori europei

Il gruppo Ecr nacque nel 2009 sulla scia degli eventi causati dall’uscita dei Conservatori (Tories) britannici dal Ppe. Il partito  ha un orientamento di destra, liberista, conservatore, cristiano-cattolico ed è contrario al federalismo europeo. Oggi è egemonizzato dal Partito Diritto e Giustizia (PIS) polacco, l’unico ad avere 24 europarlamentari e un governo alle spalle. 

Ecr è gemellato con il partito Repubblicano statunitense e con il Likud israeliano, e in virtù dell’egemonia del PIS polacco, ha un una fortissima impronta di orientamento cattolico-conservatore. Con i suoi 6 eurodeputati FdI è il secondo partito del gruppo, seguito da movimenti in ascesa come lo spagnolo Vox e il FvD olandese. A seguire un costellazione di piccoli partiti, per lo più provenienti da vari paesi dell’Est.

L’astuzia di Giorgia Meloni

L’ascesa della Meloni non deve sorprendere, il Times l’aveva messa tra le 20 persone più influenti che avrebbero cambiato il 2020 e a febbraio ha ricevuto un endorsment degli Stati Uniti con l’invito a un’importante convention repubblicana dove parlava anche Donald Trump. Negli ultimi anni la Meloni ha costruito la sua rete di contatti in maniera chirurgica e silenziosa, al contrario del leader della Lega Matteo Salvini che a un certo punto si è auto-ghettizzato e marginalizzato riproponendo all’infinito lo stesso copione.

Aderendo all’Ecr, Meloni ha scelto un percorso inequivocabilmente di destra, ma in linea con una tradizione europea costruttiva e integrata, non distruttiva come quella di Salvini e il suo gruppo Identità e Democrazia insieme a Marine Le Pen e ad Alternativa per la Germania (AfD) che puntava a unire tutti i cosiddetti sovranisti con obiettivi come la distruzione dell’Eurozona o l’uscita dall’Unione europea sulla scia della Brexit.

La questione della Russia

ll sovranismo della Lega di Salvini, così come quello di Le Pen, sul piano internazionale si contraddistingue per una forte apertura – per non dire ammirazione – nei confronti della Russia di Vladimir Putin. Durante la presidenza di Donald Trump la contrapposizione USA-Russia si è annacquata, si poteva essere allo stesso tempo sostenitori di Trump e simpatizzanti di Putin, ma era una contraddizione destinata a non durare.

Ecr al contrario è un gruppo strutturato, con solidi rapporti transatlantici, e questo è un elemento che ha fatto e farà ancora la differenza. Nel futuro europeo c’è il ritorno di una postura molto più diffidente nei confronti della Russia di Putin, essere ambigui su certe cose può funzionare quando sei all’opposizione ma non ti permette di proporti come credibile forza di governo. Giorgia Meloni tutto questo l’ha capito molto presto, e si è tenuta alla larga pur mantenendo buoni rapporti con tutti. Ora raccoglie i frutti, questo è solo l’inizio

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