Rubavano i tamponi dall’ospedale per fare test a domicilio: la truffa con referti falsi dello Spallanzani di un’infermiera e il suo compagno

di Giovanni Ruggiero

La coppia prelevava i tamponi dall’ospedale San Paolo di Civitavecchia per fare i test a domicilio. Secondo i referti, i tamponi risultavano sempre negativi. Ma nessun laboratorio li aveva mai visti

Sono almeno 30 le persone truffate con falsi tamponi da un’infermiera e il suo compagno a Civitavecchia. I tamponi per il Coronavirus in realtà erano veri, perché provenivano dalla”ospedale San Paolo della città laziale, ma a essere del tutto falsi erano gli esiti di quei test, con tanto di carta intestata dell’ospedale Spallanzani di Roma. Come riporta Il Messaggero, sono due al momento gli indagati per falsità materiale, sostituzione di persona ed esercizio arbitrario della professione medica. Si tratta di Simona I., 35 anni, nata a Napoli ma residente a Civitavecchia, e il suo convivente Domenico D., 50 anni, nato a Giugliano in Campania. Le accuse per i due potrebbero diventare anche più gravi, visto che dagli esiti negativi del tutto inventati dei tamponi sono risultati poi alcuni soggetti positivi che possono avere inconsapevolmente contagiato altre persone.


A settembre Domenico D. sottopone ai tamponi alcuni dipendenti di una ditta di pulizie. L’11 di quel mese i risultati indicano che sono tutti negativi. Ma una donna si insospettisce quando, leggendo il referto su carta intestata dello Spallanzani, legge una postilla secondo la quale non è esclusa la positività. La donna contatta l’ospedale romano, ma lì del suo test non ne sanno niente, così come negano di aver mai svolto quegli esami gli operato della Asl Roma4 di Civitavecchia. E così parte l’indagine portata avanti dalla pm Allegra Migliorini. L’ipotesi degli inquirenti è che l’infermiera avesse rubato gli stick per i tamponi dal reparto di ortopedia dell’ospedale San Paolo, dove lavorava. Il compagno aveva il compito di svolgere i test a domicilio, stampando poi i referti con il suo pc.


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