«Ridicolo. Non ne sentivamo la mancanza». Ai ProVita non sono piaciute molto le nuove emoji gender fluid

di Valerio Berra

Come ogni anno, anche nel 2020 il linguaggio delle emoji viene aggiornato con nuovi simboli. E, come ogni anno, i nuovi caratteri cercano di rappresentare più utenti possibili

Un sorriso dietro la mascherina. Con l’aggiornamento a iOS 14.2 gli smartphone Apple vedranno cambiare espressione a una delle emoji che negli ultimi mesi è stata più utilizzata per gli utenti. Se la faccina gialla con la mascherina usata nelle ultime versioni del sistema operativo degli iPhone aveva un’espressione triste e rassegnata, ora la Mela ha deciso di cambiare strada e nascondere dietro la mascherina un volto sorridente. Forse anche un po’ per normalizzare un oggetto che fino ad aprile era conosciuto soprattutto da personale sanitario e appassionati di moda.



La notizia potrebbe anche fermarsi qui, come hanno fatto le testate statunitensi specializzate in tecnologia che si sono occupate di questo aggiornamento. Ma insieme a quegli aggiornamenti c’è anche dell’altro. Seguendo la direzione presa dal consorzio Unicode, l’organizzazione che si occupa di gestire le nuove emoji, nel nuovo aggiornamento di Apple sono previsti dei simboli che puntano a includere gli utenti. In particolare, qui l’attenzione viene posta all’identità di genere. C’è un emoji con un aspetto maschile e un vestito tradizionale da sposa e c’è la bandiera e il simbolo che rappresentano la comunità transgender.

Un innesto che non è sfuggito alla onlus ProVita&Famiglia: ben nota per le sue campagne contro aborto, eutanasia e contro i diritti della comunità Lgbtq+. In un articolo intitolato In arrivo (l’ennesimo) aggiornamento con le emoticon gender fluid firmato da Manuela Antonacci e pubblicato sul blog ufficiale dell’associazione viene puntato il dito proprio sui nuovi simboli integrati da Apple.

Un’iniziativa di cui non sentivamo davvero la mancanza e che vuole passare come “inclusiva” ma che rischia di produrre, paradossalmente l’effetto opposto. Perché nell’epoca della spersonalizzazione dell’individuo e del moltiplicarsi dei generi e delle identità, ci sarà sempre qualcuno che si sentirà “discriminato” in quanto non incluso in nessuna di queste immagini, con il rischio di scivolare man mano (come sta accadendo…) nel ridicolo.

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