Ricciardi: «Lockdown misura di cieca disperazione? L’ho scritto, ma era l’unica via. Per una nuova ondata oggi siamo più pronti»

di Giovanni Ruggiero

La frase di Ricciardi apparsa in un articolo dello scorso 2 aprile e citata in un dossier dell’Oms del 13 maggio è stata indicata dal Comitato delle vittime del Covid come un’accusa a chi doveva gestire il tracciamento dei contagi. Una «forzatura giuridica» secondo Ricciardi

Il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi conferma di aver messo nero su bianco che il lockdown della scorsa primavera in Italia sia stato una «misura di cieca disperazione». Ma il docente di Igiene alla Cattolica di Roma contesta l’interpretazione che di quelle parole ha fatto l’avvocato del Comitato delle vittime del Coronavirus, Consuelo Locati, secondo il quale Ricciardi accusava di fatto chi aveva l’obbligo di gestire il tracciamento dei contagi e: «prima ancora il reperimento di reagenti per effettuare i tamponi sui cittadini». Una «forzatura giuridica», dice Ricciardi al Corriere della Sera, frutto di un fraintendimento di fondo.


Con «cieca disperazione» Ricciardi intendeva: «estrema», perché: «nel momento in cui non hai altri strumenti, è evidente che non puoi non attuare quel tipo di strategia». Inevitabile quindi a marzo scorso chiudere tutto, perché impossibile intervenire per tempo con un’accettabile campagna di tamponi e perché l’app Immuni in quel momento non era ancora pronta. Così come nessuno era davvero pronto in quella fase della pandemia, ribadisce Ricciardi: «Noi siamo stati i primi e abbiamo fatto il possibile per contenere. Poi quando abbiamo capito che non era possibile, abbiamo dovuto mitigare». Un modello che oggi il consulente del governo rivendica, considerando che altri Paesi ne stanno seguendo l’esempio, come la Francia.


Con l’aumento dei contagi delle ultime settimane, l’unica strada possibile è ancora il contenimento, facendo leva sulla tracciabilità dei contagi che l’app Immuni può fornire, se però aumenta gli italiani che la installano sul loro smartphone, oggi fermo a a meno di sette milioni. E se il contenimento non dovesse bastare: «si passa alla mitigazione, come sta facendo la Francia, che fatto tanti errori finora, con misure anche severe», isolando piccole zone o un paese intero se necessario. Certo ci sono regioni più pronte di altre, ammette Ricciardi, ma in generale oggi siamo: «più pronti rispetto alla primavera scorsa».

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