Coronavirus, Galli: «Ci siamo illusi che fosse finita, ma la situazione è allarmante. La Lombardia andrà a crescere, inutile nasconderlo»

di Giada Giorgi

L’infettivologo del Sacco di Milano commenta la riduzione dei giorni di quarantena. «In un Paese ideale si farebbe tampone al settimo giorno ma rimarrà utopia»

Un fenomeno che sta diventando pesante. Il professor Massimo Galli torna a parlare così dell’attuale situazione riguardante i contagi da Covid-19, mostrandosi non poco preoccupato. Al centro della sua argomentazione stavolta la regione Lombardia. «Credo che andrà gradualmente in crescita», ha detto a Sky Tg 24, «e questo lo deduco dalle caratteristiche dei pazienti che ricoveriamo», ha continuato. Il primario di malattie infettive del Sacco di Milano si riferisce alle condizioni di progressiva gravità in cui attualmente si trovano i positivi ospedalizzati. «Alcuni di loro temo che presto passeranno dai reparti di malattie infettive a quelli di rianimazione», ha spiegato.


Coerentemente con quanto riportato dagli ultimi bollettini della Protezione civile, anche Galli si dice particolarmente preoccupato per la città di Milano, «già ora abbastanza sotto pressione». Senza però dimenticare il tema, ampiamente dibattuto in questi giorni, del confronto con i dati di inizio pandemia. «Non abbiamo certamente la situazione di marzo e neanche quella di aprile», chiarisce l’infettivologo, «ma la situazione si fa via via più allarmante ed è inutile nasconderlo».


«Senza le regole nello sport, quelle a scuola non servono»

Galli non si è risparmiato nel commentare anche il probabile stop alle attività sportive dilettantistiche voluto dal governo. «Non ha molto senso che a scuola si rispettino norme rigorose per poi avere le attività sportive del pomeriggio in cui queste norme non vengono seguite», ha sentenziato l’infettivologo. L’effetto rilassamento di quest’estate ha, secondo lo scienziato, condizionato in maniera altamente negativa la curva di trasmissione del virus: «Ci siamo voluti illudere che fosse finita».

«È tempo di fare più tamponi»

Tamponi e test rapidi la chiave di svolta, secondo Galli, per riuscire a lasciarsi alle spalle il progressivo aumento di positivi. «In questo momento ci sono sanitari costretti ancora a bardarsi come marziani chiamati a somministrare i test» racconta l’infettivologo, ribadendo quanto la necessità di aumentare il ritmo sia l’unica soluzione. Un aiuto concreto potrebbe arrivare anche dai test salivari, nei quali il professore del Sacco sembra riporre una discreta fiducia. «Se funzionassero sarebbero un grandissimo elemento di supporto» ha spiegato. «Si mastica una spugnetta e insalivandola la si immerge in una provetta», ha continuato, definendo il procedimento come prezioso per poter incentivare la rapidità del sistema diagnostico.

In quanto ai tamponi e al via libera del Cts di poterne eseguire soltanto uno a fine quarantena, Galli si mostra favorevole: «Con questi chiari di luna non possiamo permetterci tempi di estensione diagnostiche troppo elevati» ha commentato, spiegando come anche la riduzione dei giorni di isolamento sia un passo importante. «Va bene abbreviare e lo dico da un bel po’» ha ricordato, ma a una condizione. Effettuare un tampone nella settima giornata che «se si mostrasse negativo consentirebbe di liberare la persona subito dopo». Una soluzione che Galli definisce ideale mostrandosi piuttosto scettico sulla possibilità di realizzazione. «Visto che siamo in un Paese ideale e non utopico, bisognerà fare anche qui di necessità virtù».

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