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Retroscena – Quel compromesso nella notte sui sindaci e la movida ha creato una norma inattuabile?

19 Ottobre 2020 - 08:37 Giovanni Ruggiero
I sindaci sono «incazzatissimi» dice un primo cittadino a proposito della norma in cima al Dpcm che prevede la chiusura di strade e piazze dopo le 21 per evitare assembramenti. A chi spetta però chiudere? E sulla base di quali dati obiettivi?

Alla fine la toppa sembra essere peggiore del buco che si voleva coprire. Il passaggio dell’ultimo Dpcm sulle chiusure di vie e piazze in caso di assembramenti ha scatenato le chat dei sindaci, a partire da quelli delle grandi città convinti ormai che alla fine nessuno interverrà davvero per far scattare la serrata sulla movida per contenere i contagi di Coronavirus. Il passaggio incriminato del decreto del premier Giuseppe Conte è quello in cima al Dpcm che recita:

Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private.

Si tratta però dell’ultima versione del testo, quella che sarebbe stata limata da palazzo Chigi dopo la telefonata tesissima tra il premier e Antonio Decaro, con il presidente dell’Anci che è saltato sulla sedia quando ha sentito Conte dire nella conferenza stampa di ieri che sarebbero stati i sindaci a disporre le chiusure di strade e piazze dopo le 21 davanti a situazioni pericolose per i contagi. Il riferimento ai sindaci è quindi sparito dal testo, che è rimasto comunque confuso e peggio ambiguo.

Chi deve intervenire quindi per impedire l’accesso alle piazze della movida? Sulla base di quali dati oggettivi? Un sindaco di una grande città d’arte dice chiaro e tondo che «i sindaci sono incazzatissimi» per quella che definisce una misura «confusa e pericolosa». Non basta togliere il riferimento ai primi cittadini per toglier loro dalla testa che toccherà comunque ai sindaci gestire la patata bollente.

E con quali strumenti si chiedeva già ieri Decaro, con quali uomini soprattutto si chiede il sindaco di una grande città del Nord: «Mettetevi nei miei panni – dice – da stamattina i cittadini cominciano a chiedermi di chiudere questa o quella piazza perché c’è casino. E come riusciamo poi a controllare la situazione con i quattro vigili che abbiamo di sera?». Se non toccherà ai sindaci, quindi, la palla sarà scaricata ai prefetti che presiedono i Comitati per l’ordine e la sicurezza, nei quali comunque ci sono anche i sindaci.

«Ma non si farà nulla – aggiunge sconfortato – Allora meglio una soluzione macroniana per cui da una certa ora si chiude», così come successo a Parigi insomma, con il coprifuoco imposto dalle 21 per tutti. Quel che è certo è che il Dpcm di ieri sera appare come un «compromesso pazzesco che non serve a niente» che ancora una volta porta altra confusione e liti come nei primi mesi della pandemia, quando nessuno aveva intenzione di caricarsi sulle spalle la responsabilità di chiudere questa o quella regione, compreso il governo.

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