Coronavirus, l’Irlanda è il primo Paese Ue in lockdown: sei settimane di stop. Oms: «Oggi numeri alti per i mancati isolamenti dei contatti con i positivi»

di Redazione

L’Irlanda ferma tutte le attività non essenziali, tranne le scuole. Il blocco durerà sei settimane, nella speranza di poter celebrare il Natale, ha detto il primo ministro Martin. L’Oms punta il dito contro le falle del contact tracing nei Paesi europei

Irlanda

EPA/JOHANNA GERON | Il premier irlandese Micheal Martin

È l’Irlanda il primo Paese dell’Ue a imporre di nuovo un lockdown a livello nazionale per frenare la nuova ondata di Coronavirus. Il Taoseach, il primo ministro Micheal Martin, ha ordinato uno «stay at home» generale a partire dalla mezzanotte di domani 21 ottobre per sei settimane. Nonostante finora le restrizioni irlandesi fossero «tra le più rigide in Europa – ha detto Martin – sono necessarie ulteriori azioni». A partire dalla chiusura dai negozi non essenziali, sono coinvolti dalle chiusure al pubblico anche bar e ristoranti, ai quali è concesso solo il servizio da asporto, come riporta il Guardian.


Nelle ultime 24 ore, l’Irlanda ha registrato 1.031 nuovi contagi, per un totale dall’inizio della pandemia di 50.993 secondo la Johns Hopkins University, mentre il numero dei decessi è rimasto invariato. Ma a preoccupare il governo e le autorità sanitarie è la tenuta del sistema ospedaliero, con una scarsa disponibilità di posti letto in terapia intensiva. Il blocco delle prossime sei settimane servirà, secondo il premier Martin, per riuscire a celebrare il Natale. Per questo sono permessi gli spostamenti solo per i lavoratori dei settori essenziali, oltre che per gli studenti visto che le scuole resteranno aperte. Per gli irlandesi è permesso fare attività sportiva entro 5 km da casa, con gli sport professionistici ammessi ma solo a porte chiuse. Vietate le visite tra famiglie diverse e ogni tipo di evento al chiuso.


Oms

EPA/FABRICE COFFRINI | Il capo delle emergenze dell’Oms Michael Ryan

Il motivo principale che ha generato la seconda ondata di Coronavirus nei Paesi dell’emisfero settentrionale secondo l’Oms è da ricercare nelle falle dei sistemi di tracciamento dei contagi, con la conseguente assenza di quarantena per le persone che sono state esposte al virus. Secondo il direttore delle emergenze dell’Oms, Michael Ryan, circa la metà dei Paesi europei ha registrato un aumento del 50% dei casi nell’ultima settimana, con una crescita importante anche dei ricoveri e dei tassi di mortalità. L’unico dato considerato rassicurante da Ryan è che l’età media dei positivi è calata, mentre le terapie sembrano diventate più efficaci, anche grazie al fatto che le persone infette sono state esposte a dosi inferiori del virus rispetto ai primi mesi della pandemia. Un risultato ottenuto anche grazie alle regole sul distanziamento sociale e all’uso più massiccio della mascherina.

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