Slittano (almeno a domani) i nuovi dati sull’indice Rt. Ritardi nell’elaborazione o rinvio di nuove decisioni sulle regioni?

di AlzilD

Non è chiaro se col nuovo monitoraggio scatterà già l’eventuale “ricollocazione” delle regioni, a poche ore dall’entrata in vigore del nuovo Dpcm. L’Iss avverte: le zone rosse possono scattare anche all’interno di regioni in fascia gialla o arancione

Bisognerà attendere ancora qualche ora per avere i nuovi dati della Cabina di Regia sull’evoluzione settimanale dell’epidemia di Covid in Italia. La conferenza stampa dell’Istituto Superiore di Sanità, generalmente programmata il venerdì, non avrà oggi luogo. Da un lato è stata rimandata, dall’altro in qualche modo anticipata da un incontro ieri con i giornalisti in cui il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, e del direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza non hanno presentato numeri ma raccontato i meccanismi dei 21 indicatori (condivisi con le Regioni, viene sottolineato) con cui sono state “assegnate” le zone rossa, arancione e gialla sancite dal Dpcm dal nuovo Dpcm del 3 novembre scorso e dalla successiva ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza.


Ecco, il punto, ancora una volta, sono proprio i dati: oggi non arriveranno di certo, e non è chiaro se l’attesa si dovrà protrarre “solo” fino a domani. Dati che “fotograferanno” l’evoluzione dell’epidemia nel paese per la settimana dal 26 ottobre al 1° novembre. Difficili da raccogliere per le regioni stesse – lo ha raccontato ieri Brusaferro citando il caso della Valle d’Aosta, che da tre settimane da fatica a trasmettere dati “consolidati”. E questo, dice Brusaferro, potrebbe essere un indicatore del grado di “affanno” del sistema sanitario della Regione.


Al via le zone rossa, arancione e gialla

Nel frattempo da oggi, 6 novembre, le misure anti Covid dell’ultimo Dpcm sono scattate in tutta Italia. Una cartina divisa in tre aree – gialla, arancione e rossa – con relative restrizioni a seconda del grado di rischio riconosciuto. Il punto è che i dati di riferimento, quelli in base a cui si è scelta la collocazione delle Regioni con l’ordinanza di Speranza, sono stati quelli del report della Cabina di regia (organismo che vede rappresentati il direttore generale della Salute, quello della prevenzione e quello della programmazione, l’Iss e tre rappresentanti individuati dalla Conferenza delle Regioni) del periodo tra il 19 e il 25 ottobre. In base a quei numeri sono stati analizzati i 21 indicatori che hanno fatto da guida per la determinazione del livello di rischio contagi su ogni territorio.

L’importanza dei dati

Numeri quindi ormai datati se si pensa alla corsa spedita della curva epidemiologica. E numeri contestati dalle Regioni che si sono viste “assegnare” alla zona rossa, da oggi di fatto di nuovo in lockdown (per quanto in una versione leggermente più light rispetto alla primavera). Ma anche da chi si ritrova sorprendentemente in zona gialla, come la Campania dai contagi record. Ecco perché l’attesa dei dati aggiornati, ed ecco perché il fatto che la loro diffusione venga rimandata appare un elemento di interesse nella grande confusione di questi mesi. Perché dai numeri potrebbero emergere (ancora) novità per le regioni (o anche solo per città o aree più limitate).

Secondo il testo del Dpcm, infatti, «il ministro della salute, con frequenza almeno settimanale», verifica «il permanere dei presupposti» e «provvede con ordinanza all’aggiornamento del relativo elenco fermo restando che la permanenza per 14 giorni in un livello di rischio o scenario inferiore a quello che ha determinato le misure restrittive comporta la nuova classificazione. Le ordinanze di cui ai commi precedenti sono efficaci per un periodo minimo di 15 giorni e comunque non oltre la data di efficacia del presente decreto».

Chi rischia

Le carte in tavola dunque potrebbero cambiare per diverse Regioni o addirittura per singoli comuni e province. Questi ultimi potrebbero trasformarsi in zone rosse anche se appartenenti a Regioni definite in zona gialla o arancione, come ha spiegato lo stesso Istituto superiore di sanità nella conferenza stampa tenuta ieri.

Le diverse Regioni potrebbero quindi vedersi modificare nel giro di pochi giorni la fascia di colore assegnata? Non è chiaro, ma plausibile, giacché il dpcm parla di «frequenza almeno settimanale» per la verifica. Scenari che cambiano molto in fretta e con non poche polemiche, soprattutto in merito alla strategia messa in atto dal governo.

La domanda posta più di frequente nelle ultime ore è proprio quella relativa al periodo dei dati presi in considerazione per la valutazione delle aree di appartenenza: perché non basarsi direttamente sui dati aggiornati delle prossime ore piuttosto che modificare in corso per l’ennesima volta provvedimenti e decisioni? Il diffuso stato di confusione e smarrimento avvertito dalla popolazione viene alimentato dagli scetticismi delle Regioni che, esprimendo non pochi dissensi, attendono nuove decisioni. Ma quali sono i territori più a rischio di cambiamento di fascia e colore?

La Campania rischia: da gialla ad arancione nel giro di pochi giorni?

Posta dal governo nella fascia gialla, quella cioè con un minore livello di rischio, la Campania è tra le Regioni più quotate al passaggio in zona arancione. La vera domanda posta da molti nelle ultime ore è sul perché il territorio del governatore Vincenzo De Luca sia stato inserito nella rosa delle aree a minor rischio, dopo settimane di numeri a dir poco preoccupanti. Secondo i dati riportati dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari il tasso di riempimento delle terapie intensive è infatti al 44%, con un numero di nuovi casi che continua a registrare i 4 mila positivi al giorno.

Flussi che aumentano, ritardi di notifica dei casi, valutazioni al momento non attendibili al 100%. Elementi che rendevano la situazione della Campania già preoccupante nei giorni in cui il nuovo documento del governo per la lotta al virus stava per essere stilato. Nonostante lo scenario descritto, per la Campania è stata inaspettatamente decisa la fascia gialla, sulla base, come spiegato dallo stesso professor Giovanni Rezza dell’Iss, di un indice Rt relativamente basso, pari a 1,29.

Un dato che ancora una volta si riferisce al periodo dal 19 al 25 ottobre e che quindi ad oggi potrebbe essere cambiato. Con i nuovi dati la Regione potrebbe trasformarsi in zona arancione a pochi giorni giorni dall’entrata in vigore delle misure previste per la zona gialla?

«La fascia gialla è comunque pericolosa», ,avverte oggi a Rai Radio1 Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute. «Faccio l’esempio di Napoli, che è all’interno di una regione gialla, la Campania. Io già 2-3 settimane fa avevo detto che andava chiusa. L’area metropolitana di Napoli è un’area a rischio. Se sono rimasto dell’idea che ci vorrebbe un lockdown a Napoli? Si, perché i dati sono addirittura peggiorati».

Liguria, Veneto e Bolzano: verso l’arancione con dati che mancano

Nella classificazione delle Regioni, la Liguria è considerata un’altra delle zone più a rischio modifica. Il (vecchio) report della Cabina di Regia del Ministero della Salute evidenzia anche per questo territorio «un’incompletezza dei dati» che quindi avrebbe compromesso la reale valutazione della fascia di appartenenza. Situazione analoga anche per Bolzano e per il Veneto, in cui si sottolinea una vera e propria «carenza di numeri trasmessi» con l’altrettanto pericoloso rischio di «sottostimare l’indice Rt», tra i criteri determinanti per la definizione del livello di rischio. Tutti e tre i territori elencati sono attualmente in fascia gialla e potrebbero – come minimo – passare all’arancione, con relativa modifica delle restrizioni.

Le modalità di cambiamento

Il dirigente della Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza, ha ribadito più volte come l’indice Rt sia solo uno dei diversi criteri utilizzati per determinare i cambiamenti di fascia che ci saranno. «Si lavora su indicatori come l’incidenza dei casi e l’occupazione dei posti letto: se c’è per esempio una Regione con apparentemente pochi casi ma che ha un’alta occupazione delle terapie intensive, quella è in sofferenza», dice.

Ma in quali modalità cambierà il posizionamento delle Regioni nelle tre fasce? Il passaggio da una a basso rischio a una ad alto rischio potrà avvenire in tempi molto rapidi. Diversamente accadrà per il percorso contrario, che invece sarà piuttosto lento. Dunque gli eventuali indicatori allarmanti presenti sul report settimanale di una specifica Regione in fascia gialla o arancione, farebbero scattare il territorio in fascia rossa e quindi in lockdown da subito. Al contrario, per i dati in miglioramento registrati, si dovranno attendere almeno due settimane di numeri costanti, prima di poter indietreggiare sulla misura restrittiva già presente.

In copertina ANSA/Matteo Corner | Una strada deserta di Milano, 6 novembre 2020.

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