Quest’anno gli italiani perderanno 2.500 euro a testa a causa del Covid. E il Pil del Mezzogiorno tornerà ai livelli del 1989

di Redazione

A stimare la contrazione del valore aggiunto per cittadino è la Cgia di Mestre. Il calo più evidente a Milano: -5.757 euro

Ogni italiano “perderà” mediamente 2.484 euro quest’anno a causa del Covid. A stimare la contrazione del valore aggiunto per abitante è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui i cali più evidenti verranno registrati a Firenze (-3.456 euro), Bologna (-3.603), Modena (-3.645), Bolzano (-4.058) e soprattutto Milano (-5.575 euro).


Il Mezzogiorno torna indietro di 30 anni

Il Mezzogiorno, da parte sua, subirà una riduzione più contenuta rispetto a tutte le altre macro-aree del Paese, ma vedrà scivolare il proprio Pil allo stesso livello del 1989. In termini di ricchezza, pertanto, retrocederà di ben 31 anni. In particolare, Molise, Campania e Calabria torneranno allo stesso livello di Pil reale del 1988 e la Sicilia a quello del 1986.


«I dati sono sottostimati»

Secondo la Cgia, i dati sono «sicuramente sottostimati». Essendo infatti aggiornati al 13 ottobre scorso, non tengono conto degli effetti economici che deriveranno dagli ultimi Dpcm introdotti in queste ultime due settimane. In questa elaborazione inoltre la previsione della caduta del Pil nazionale dovrebbe sfiorare quest’anno il 10%, quasi un punto in più rispetto alle previsioni comunicate il mese scorso dal governo attraverso la Nota di aggiornamento del Def (Nadef).

Circa 500 mila occupati in meno

Capitolo lavoro. Per effetto del blocco dei licenziamenti, quest’anno gli occupati scenderanno di circa 500 mila unità. Un dato negativo, ma attenuato dalla misura introdotta dal governo nel marzo scorso. In termini percentuali è sempre il Mezzogiorno a subire la contrazione più marcata (-2,9% pari a -180.700 unità). Sicilia (-2,9%), Valle d’Aosta (-3,3%), Campania (-3,5%) e Calabria (-5,1%) le regioni più colpite. Tra le 20 regioni monitorate, solo il Friuli Venezia Giulia registra una variazione positiva (+0,2%), pari in termini assoluti a +800 unità. Se nei prossimi mesi il calo degli occupati a livello nazionale dovrebbe essere più accentuato, avverte la Cgia, la tenuta sociale del Paese sarebbe a forte rischio.

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