Verso nuove regioni in zona rossa, almeno sei a rischio. Ricciardi: «Chiudiamo le grandi città: ultimo tentativo prima del lockdown nazionale»

di Giovanni Ruggiero

È attesa per oggi la decisione del governo su possibili nuove zone rosse e arancioni per almeno sei regioni. Secondo il consigliere del ministero della Salute, Walter Ricciardi, è l’ultima soluzione al momento per congelare l’aumento dei contagi. Ma senza dati precisi e puntuali dalle Regioni, il sistema non funziona

Non c’è alternativa al momento alla chiusura mirata di regioni se non di singole città per «raffreddare la curva epidemica» di Coronavirus, dice a La Stampa il consigliere del ministero della Salute, Walter Ricciardi. O meglio l’alternativa ci sarebbe ed è il lockdown nazionale, una carta: «che nessuno vorrebbe dover giocare. E per non sprecare questa opportunità – dice ancora Ricciardi – è bene che le Regioni collaborino». L’ostacolo del momento è tutto lì, nella collaborazione faticosa e intermittente tra regioni e governo, con le prime che faticano a fornire puntualmente dati completi, mentre la pressione sugli ospedali spinge il governo ad accelerare sulle chiusure in via precauzionale.


Le regioni a rischio chiusura

Oggi potrebbe arrivare una nuova ordinanza del ministro Roberto Speranza che andrà a imporre altre restrizioni per almeno sei regioni, con i dati arrivati fino a ieri in ritardo o parziali agli esperti dell’Iss, costretti a rinviare il nuovo report di almeno 24 ore. A rischio zona arancione e rossa ci sono Campania, Veneto e Toscana, ma secondo il Corriere della sera ci sarebbero anche Abruzzo, Umbria e Liguria. All’elenco la Repubblica aggiunge anche l’Emilia-Romagna. Proprio da Genova il presidente Giovanni Toti si è detto fiducioso di poter evitare nuove restrizioni, protestando poi con il sistema dei 21 indicatori che affiderebbero a un algoritmo scelte che in realtà deve prendere la politica, di concerto tra governo e regioni.


Senza dati precisi è tutto inutile

Nessun algoritmo ribatte Ricciardi, che descrive il sistema dei 21 indicatori che gli esperti tengono in considerazione per stabilire il livello di rischio delle regioni un modello «scientificamente inappuntabile», che però funziona al meglio solo con dati trasmessi «tempestivamente e completi». Considerando la divisione in tre fasce come «l’ultimo tentativo prima del lockdown nazionale», Ricciardi indica nella chiusura delle grandi città la soluzione più efficace al momento per contenere i contagi: «Servono dei veri lockdown cittadini e spetta ai governatori proclamarli. Verso troppa gente ancora in giro per le strade. Nella grandi città, penso soprattutto a Milano, Genova, Torino e Napoli, si deve agire con decisione e fare presto».

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