Coronavirus, dentro la chat dei volontari del vaccino Sputnik: «Ecco le prove, funziona»

di Giada Giorgi

Una chat Telegram per condividere la propria esperienza da volontari per il candidato vaccino anti Covid russo. Nel gruppo “Ricerca del popolo” una raccolta parallela di testimonianze e dati sulla sperimentazione in fase avanzata

Una chat su Telegram dove condividere la propria esperienza da cavia del candidato vaccino anti Covid. È quello che ha fatto una coppia di Omsk, città della Siberia sud occidentale, che ha preso parte alla fase 3 degli studi sul candidato vaccino russo Sputnik V. Vaccino su cui molti esperti internazionali hanno sollevato non pochi dubbi. La chat fondata dai due volontari ha raggiunto oltre 900 membri, di cui 150 definiti «senz’altro vaccinati». Raccolta di testimonianze, tabelle per illustrare l’andamento dello studio: una comunità che si stringe attorno a una delle esperienze più forti probabilmente mai vissute, quella di essere protagonisti di una sperimentazione candidata a salvare milioni di persone.


La chat chiamata Ricerca del popolo conferma quanto illustrato dai ricercatori del centro Gamaleya, dove è stato sviluppato lo Sputnik V. «Il 75% dei partecipanti viene vaccinato, il 25% riceve il placebo: dopo tre settimane si sviluppano gli anticorpi, le analisi lo confermano», dice uno dei fondatori del gruppo Telegram, Rusetsky. E sui post pubblicati dagli utenti si riconcorrono consigli e delucidazioni sui test.


I dati emersi nella chat

Dmitry Kulish, componente della chat e della fase 3, pubblica una tabella con dati parziali. Il campione, in questo caso, è riferito a 130 persone sottoposte alla prima iniezione e 107 alla seconda. «Se dopo la seconda iniezione non si prova dolore, allora si ha il placeo«», scrive Kulish, che lavora per Skoltech, centro di ricerca all’avanguardia di Mosca. Le analisi riportate rivelano che il maggior numero di persone ha riscontrato febbre oltre i 38° dopo la seconda iniezione ma che il 42% dei partecipanti ha avuto fastidi dopo la prima (rispetto al 32% dopo la seconda). Il 24% dei casi non ha avuto nessun sintomo dopo la prima iniezione e il 37% dopo la seconda.

Continua a leggere su Open

Leggi anche: